“Non tutti sanno”, un nuovo notiziario dietro le sbarre di Rebibbia

Il giornalista Monteforte ci racconta il progetto maturato nel laboratorio di scrittura creativa di suor Emma Zordan
Il giornalista Roberto Monteforte, coordinatore della redazione, e Suor Emma, ideatori del notiziario "Non tutti sanno".

Siamo al secondo numero di “Non Tutti Sanno”, il notiziario realizzato dai detenuti della Casa di reclusione di Rebibbia, “un giornale sul carcere che è pensato con i detenuti e scritto da loro per costruire un ponte tra la realtà della detenzione e la società”, come ci spiega il giornalista Roberto Monteforte che  ha messo a disposizione la sua lunga esperienza professionale, per impostare il progetto . “‘Non tutti sanno’ – spiega Monteforte, ‘volontario’ alla Casa di reclusione di Rebibbia che coordina il lavoro della redazione –   nasce dalla consapevolezza che far conoscere è fondamentale per superare diffidenze e preconcetti sociali, ma anche dalla convinzione che scrivere un articolo è importante anche per chi è recluso, perché consente di acquistare maggiore consapevolezza del percorso personale di reinserimento nella società. Dare voce anche al disagio di chi vive la detenzione. Non a caso il progetto del notiziario è maturato dal laboratorio di scrittura creativa che da anni suor Emma Zordan coordina al ‘penale’ di Rebibbia”.

La prima pagina del notiziario della Casa di reclusione di Rebibbia.

“Dalla fase sperimentale –  prosegue Monteforte – ora si è passati a un prodotto più strutturato. Il giornale conta ben 24 pagine che consentono al lettore di entrare dentro il carcere. Di rendersi conto di cosa sia la detenzione ed anche di conoscere le iniziative che puntano a riempire di significato il tempo “recluso”: i laboratori che vedono protagonisti i detenuti insieme ai volontari e al personale penitenziario, le mostre d’arte, il teatro, lo sport, le prima iniziative aperte al pubblico dopo l’emergenza Covid, i percorsi di formazione e di studio, il Polo universitario.  Raccontare, dar conto della vita carceraria è importante, perché valorizza i percorsi di consapevolezza dei reclusi. Il fatto che siano loro stessi a scriverne dimostra capacità e sensibilità verso la vita della comunità penitenziaria. Senza dimenticare i problemi, le carenze e la sofferenza del detenuto. Il dramma dei tanti suicidi nel 2022 lo testimonia”.

La redazione incontra il professor Ruotolo e il vicecapo del Dap, Cantone

Visto che non sempre nello stesso istituto penitenziario si ha notizia dei percorsi avviati per umanizzare il tempo della detenzione, il notiziario ‘Non Tutti Sanno’ si è posto l’obiettivo di far conoscere le buone pratiche e di dar voce ai protagonisti. A questo risponde il resoconto dell’incontro della redazione tenutosi a Rebibbia con il professor Marco Ruotolo che ha presieduto la commissione tecnica per la riforma dell’ordinamento penitenziario voluta dalla ministra Marta Cartabia insieme al vicecapo del Dap, Carmelo Cantone, per fare il punto sulle proposte tecniche avanzate dalla Commissione e poi affidate al nuovo governo. Il confronto ha offerto ipotesi concrete di soluzione ai problemi che pesano sulla vita quotidiana del recluso, da quello delle telefonate all’uso della tecnologia per rendere più funzionale e trasparente la detenzione. Proposte che potrebbero essere prese in considerazione dal nuovo ministro della Giustizia, Carlo Nordio, visto che una telefonata in più, rapporti più frequenti con i familiari e una condizione carceraria più umana possono fare la differenza e contrastare il dramma dei suicidi.

Focus su studio, lavoro e teatro 

Il notiziario dà conto anche del confronto organizzato tra i detenuti e il professor Giancarlo Monina, referente per l’ateneo di Roma Tre per i rapporti con gli istituti penitenziari del Lazio con al centro le problematiche degli universitari “ristretti” in vista dell’apertura del Polo universitario all’interno della casa di reclusione. L’altro tema affrontato dal notiziario è quello del lavoro per i detenuti, fondamentale per pensare ad un reinserimento sociale. Questo vuol dire formazione e opportunità concrete. Da questo si parte, dall’esperienza positiva di un detenuto che si è formato ed ha un contratto con una ditta esterna al carcere. Si racconta dell’impegno di un manager della formazione, l’ingegner Roberto Santori, nel sensibilizzare il mondo delle imprese a formare e offrire lavoro ai detenuti, senza nascondere le difficoltà che si incontrano con la burocrazia. A questo si aggiunge una lettera della giornalista Flavia Filippi, impegnatissima con il progetto Seconda Chance nell’avvicinare imprenditori al carcere per offrire opportunità di lavoro ai reclusi.

Il giornale propone quindi una rassegna delle attività che si realizzano all’interno della CR di Rebibbia: articoli sulla forza e sul valore terapeutico del teatro tra le sbarre o della filosofia come recupero di consapevolezza del recluso, quindi del laboratorio di Arti visive e pittura che ha visto le opere in mostra in una importante galleria della Capitale commentate dal critico d’arte, professor Claudio Strinati.

“E’ il dialogo tra il dentro e il fuori le sbarre – spiega Monteforte – che si cerca di valorizzare in questo numero di ‘Non Tutti Sanno’. Realizzare un giornale in carcere è impegnativo, sconta la difficoltà dei contatti esterni e dei limiti di movimento – che è propria di ogni penitenziario – in più vi è l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione della redazione composta tutta da reclusi. Ma il giornale c’è. Offre notizie interessanti e soprattutto aiuta a costruire ponti di dialogo tra la società e la realtà penitenziaria, cosa fondamentale per superare la cultura del pregiudizio e per far crescere tutti in umanità. Merito soprattutto dell’impegno e della determinazione di tutta la redazione ‘ristretta’ ed anche della disponibilità della direzione della Casa di reclusione, dalla direttrice la dottoressa Antonella Rasola e dal comandante della polizia penitenziaria Luigi Ardini a tutti gli operatori. L’ambizione della redazione è fare ‘Non Tutti Sanno’ voce autorevole e attenta di tutta la realtà penitenziaria in rapporto e collaborazione con il mondo del volontariato e delle istituzioni che si occupano di carcere a partire dagli uffici dei Garanti per i detenuti”.

“Ora  – conclude Monteforte – occorre far circolare ‘Non Tutti Sanno’, farlo conoscere e sostenerlo. C’è ancora molto da fare , il lavoro è appena incominciato”.

Il secondo numero di “Non tutti sanno” è scaricabile anche da qui: Non tutti sanno n. 2