Mi chiamo Luciano V., sono nato a Marino nel 1962. La mia famiglia è composta da mia moglie Moira e da mia figlia Chiara. Sono ristretto in questo istituto da ormai due anni e qualche mese. Sono in attesa che mi vengano riconosciuti i giorni di libertà anticipata che ho guadagnato con il mio comportamento, cercando di essere sempre il più giusto possibile durante la detenzione.
Sono ristretto a causa di un errore che ho commesso nel 2015; credo che la mia condanna sia frutto di un errore di valutazione, ma ormai me ne sono fatto una ragione e sicuramente mi guarderò in futuro dal ricadere in certi problemi. Voglio tornare a vivere con la mia famiglia, con la mia bambina che non vede l’ora di riabbracciarmi e riprendere il contatto con la natura che amo insieme ai miei cani e cavalli. Hanno la capacità di ampliare dentro di me il senso di libertà. Vengo da una famiglia di contadini. Non c’erano tante possibilità di studio, ma mancava anche la voglia. Dopo aver lavorato nei campi, cominciai a lavorare nell’edilizia, ma ero innamorato della natura, in particolar modo dei cavalli.
Condividevo questa passione con un mio carissimo amico che era cresciuto con me, un vero fratello maggiore. La nostra passione ci portò quasi per gioco a prendere un lavoro all’interno dell’ippodromo di Capanelle. Prendemmo la gestione di una scuderia con 12, 13 cavalli da corsa. Il lavoro era tanto e tale da impegnarci tutta la giornata. I cavalli andavano accuditi non solo nel vitto, ma nella cura di ogni esemplare; veniva pulito lo stalletto dove sostavano e c’era un costante controllo veterinario che accertava la possibilità di essere impiegati in allenamento e dressaggio per poi partecipare alle varie corse in programma.
La nostra passione e l’esperienza maturata ci portò a viaggiare anche all’estero, come in Inghilterra e in Irlanda dove acquistavamo puledri che erano in grado di partecipare a selezioni nazionali ed estere. Eravamo contenti del nostro lavoro e soddisfatti dei risultati che eravamo riusciti ad ottenere.
Tutto questo durò circa 20/22 anni. Poi, nel luglio 2015 il mio amico morì a causa di un infarto e oltre al grande dispiacere mi trovai ad affrontare problemi economici. Mi resi conto che non riuscivo a sostenere le spese necessarie e quindi dovetti rinunciare a quel lavoro che tanto amavo. Successivamente cercai altre possibilità lavorative, ma purtroppo mi imbattei in qualcosa che mi portò a sbagliare. Ecco perché sto pagando con la reclusione.
*Storia pubblicata sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 2 – febbraio 2025, scaricabile da qui.