di Patrizio P. *
Nei giorni di colloquio visivo, durante l’incontro con le famiglie, si porta con sé un sacchetto contenente caffè e merendine acquistati con il sopravvitto per allietare quei momenti e renderli un po’ più intimi. Non essendoci oggetti da regalare ai nostri familiari, mi sono ingegnato in cella per creare piccole opere d’arte da poter dare in dono a chi fa visita, ad esempio un cestino di rose fatto con il sapone.
Vi spiego come li realizzo. Per prima cosa sono necessarie alcune saponette.
Vengono grattate e successivamente si aggiunge farina e acqua, procedendo all’impasto fino a quando il materiale non si attacca più alle dita. Si prende poi una bottiglia di plastica; personalmente la taglio a misura con uno strumento di plastica da me creato e allargo la base della bottiglia in modo da fargli prendere la forma di un cesto; per creare il fondo del cesto si utilizza un pezzo di cartone. La pasta di sapone viene stesa con un pezzo di manico di scopa che funge da mattarello, aiutandosi con un po’ d’acqua per creare la base. Si lascia quindi asciugare e quando è pronta si fissa sul pezzo di bottiglia precedentemente tagliato aiutandosi sempre con dell’acqua. Si fanno poi dei “serpenti” di pasta che si intrecciano sulla bottiglia, partendo dal basso verso l’alto fino a ricoprirla tutta. Una volta terminato si lascia asciugare il tutto per almeno due giorni.
Si passa successivamente alla creazione delle rose da posizionare all’interno del cestino. Utilizzando la stessa pasta e con degli stuzzicadenti che vengono messi come gambo, si creano i petali uno ad uno fino alla formazione della rosa e poi delle rose complete.
Anche queste, una volta terminate, vengono lasciate asciugare. Una volta pronte si procede alla coloratura con l’utilizzo dell’inchiostro di una penna biro diluito con un po’ d’acqua in un bicchierino. Come pennellino per spalmare il colore, utilizzo uno spazzolino da denti modificato da me, dando una prima e una seconda mano. L’ultima parte del lavoro consiste nell’assemblare le rose nel cesto, fissandole accuratamente ed abbellendo a piacere con foglie sempre fatte con la pasta di sapone.
Il risultato è strepitoso e acquista ulteriore valore pensando a come e dove viene realizzato. Sono certo che se si avesse a disposizione un laboratorio attrezzato, si potrebbero ottenere risultati ancora migliori, oltre a dare a detenuti interessati a questo genere di attività, la possibilità di esprimere le proprie abilità e la propria creatività. E perché no, crearsi qui dentro le basi per future opportunità lavorative nel campo manuale e artigianale.
Pubblicato sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 2 – febbraio 2025, scaricabile da qui.
I numeri di “Voci di ballatoio” finora usciti si trovano nel sito dell’associazione La Farfalla.