Assistenza sanitaria, incontro con i detenuti nella Casa di reclusione di Rebibbia

Si fa strada l’ipotesi di un’integrazione delle risorse presenti nei quattro istituti penitenziari, per ridurre i tempi di attesa per le visite specialistiche
Il Garante Anastasìa all'ingresso colloqui della Casa di reclusione di Rebibbia.

Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e la nuova Garante di Roma Capitale, Valentina Calderone, hanno partecipato all’incontro con i detenuti in tema di assistenza sanitaria che si è svolto oggi nella Casa di reclusione di Rebibbia. Coordinato dal giornalista Roberto Monteforte, responsabile della redazione di “Ristretti”, all’incontro hanno partecipato anche la direttrice dell’istituto, Antonella Rasola, il direttore della Uoc Salute penitenziaria della Asl Rm 2, Antonio Chiacchio, il direttore della Uoc Salute mentale penitenziaria e psichiatria forense, Alberto Sbardella. Le criticità in materia sanitaria sono state raccolte dalla redazione di “Ristretti” che ha individuato in primis due esigenze di carattere generale tra la popolazione detenuta: la riduzione dei tempi di attesa per le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici e la sospensione dell’isolamento anti Covid-19 di cinque giorni per chi rientra dai permessi.

Tra le altre criticità riassunte dal direttore Monteforte: la mancanza di continuità del rapporto con i medici di medicina generale scelti dai detenuti, in quanto i medici sono a rotazione; alcuni farmaci non sono sempre disponibili; la condizione di alcuni soggetti fragili, con problemi di dipendenza o di natura psichiatrica, i cui problemi potrebbero essere risolti con percorsi alternativi al carcere. Dal canto suo, il direttore della Uoc Salute penitenziaria Chiacchio ha evidenziato che il servizio di medicina generale è assicurato 24 ore su 24, ma anche le difficoltà nel garantire la presenza di personale medico che si vorrebbe, in quanto non è prevista alcuna indennità per quella che è considerata una condizione lavorativa disagiata.

Nel corso degli interventi sono emerse alcune rigidità che impediscono le visite da parte di specialisti presenti in uno degli altri tre istituti penitenziari del polo di Rebibbia, che potrebbero essere superate attraverso l’istituzione di un Cup dedicato con un’assistenza integrata di specialisti, riducendo così le visite esterne che richiedono personale per le traduzioni dei detenuti.

Ghiaccio ha indicato la strada di un utilizzo per l’intero polo di Rebibbia degli specialisti presenti ora nelle quattro strutture, in modo da ridurre le visite specialistiche “esterne” o con una mobilità interna dei reclusi oppure dei medici specialisti. Un’ipotesi valutata con interesse dalla direttrice Rasola e rilanciata dal Garante regionale. È stata pure ribadita una particolare attenzione del Cup per le prenotazioni della popolazione penitenziaria.

Il Garante Anastasìa ha ricordato che le misure anti Covid-19 nel Lazio sono state stringenti e per questo si sono rivelate efficaci, visto che nel corso dell’emergenza c’è stato un solo detenuto deceduto in ospedale. Anastasìa ha ricordato la richiesta al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, volta il superamento della disposizione dei cinque giorni di isolamento dopo i permessi, evidenziando che proprio in isolamento ci sono stati i tre suicidi che ci sono stati nel Lazio in questi primi mesi del 2023.

Anastasìa ha altresì preso l’impegno a portare nelle interlocuzioni con il presidente Rocca il tema dei tempi delle visite specialistiche, del riconoscimento degli istituti penitenziari quali zone disagiate, ai fini delle indennità per il personale sanitario, e l’ipotesi di una forma di integrazione dei servizi sanitari all’interno del Polo di Rebibbia, finalizzato all’ottimizzazione delle risorse, che, assieme al progetto di telemedicina della Asl Rm2, possa condurre a una sensibile riduzione dei tempi di attesa.

Non è mancata la promessa di ascolto e verifica delle situazioni di difficoltà nelle prestazioni anche attraverso gli uffici del Garante regionale e della direzione del penitenziario da parte del dirigente della Asl Roma Chiacchio.