Biblioteche in carcere, un libro per conoscerle

Come funziona il servizio offerto dal sistema biblioteche di Roma Capitale
Milano, 2006 . Casa circondariale di Milano Bollate . Detenuti nella videoteca (Foto di Gianni Berengo Gardin/Contrasto).

Il libro “Biblioteche in carcere”, scritto e ideato da Luciana Arcuri e Stefania Murari, ci permette di conoscere meglio ed in modo approfondito l’importante esperienza che il servizio delle Biblioteche di Roma offre agli istituti penitenziari del Lazio. Il servizio è presente dal 1999 grazie alla convenzione stipulata tra le biblioteche, Roma Capitale e il ministero della Giustizia.

L’istituzione sistema biblioteche gestisce sedici biblioteche all’interno di cinque istituti: Regina Coeli, Rebibbia Nuovo complesso, Rebibbia Casa di reclusione, Rebibbia Terza Casa e Rebibbia femminile. Il patrimonio librario ammonta a 50.000 libri e 100 dvd. Inoltre, sono presenti 3.000 fumetti e gli scaffali in lingua sono davvero molti e diversificati. Ogni anno vi accedono 3500 persone e i prestiti si aggirano intorno ai 1500 mensili. Nel libro si ripercorrono le tappe che hanno consentito di vivere gli spazi delle biblioteche in carcere come luoghi di aggregazione e crescita culturale.

A cominciare dal 2000 l’istituzione biblioteche in carcere stanzia un fondo per l’acquisto dei libri e prevede due unità di personale per l’intero orario e tre solo per una parte di orario, andando a costituire quindi un apposito ufficio. All’inizio il sistema di catalogazione viene affidato a volontari non professionisti e pertanto ogni realtà gestisce il tutto in modo artigianale.

Solo dopo lunghe trattative si è faticosamente giunti alla classificazione Dewey con collocazione a scaffale, per la tenuta di un archivio storico. Altro importante passaggio è stato il progetto dell’attivazione in via sperimentale di una copia offline del catalogo delle biblioteche di Roma. Il riversamento dei dati e l’aggiornamento effettuato direttamente negli istituti ha consentito il coinvolgimento di un gruppo di 60 detenuti in tre istituti differenti (Regina Coeli, Rebibbia Nuovo Complesso, e Rebibbia femminile).

Affiancati da un tutor i detenuti/e hanno lavorato con un compenso a prezzo di mercato pagato dal comune di Roma. Alcuni detenuti hanno potuto lavorare poi con le biblioteche anche dopo la scarcerazione. Molti i progetti culturali, dall’esperienze di lettura proposte ai diversi laboratori di apprendimento e scrittura, oltre che di sostegno alle scuole e agli studenti iscritti  all’Università, per cui si può parlare delle Biblioteche di Roma in carcere come di una biblioteca vivente, in continua evoluzione. Un libro da leggere, con un apparato scientifico e bibliografico che invita a studiare l’argomento.