Conscious/Anastasìa: “409 detenuti nel Lazio per reati di riprovazione sociale”

Il Garante dei detenuti del Lazio mette in guardia sul rischio di un confinamento nel confinamento di un numero di persone rilevante, con effetti di aggravamento della situazione al termine dell'esecuzione penale.
Il Garante Anastasìa durante la conferenza on line conclusiva di Conscious.

“Per quanto mi riguarda lavorerò perché il progetto Conscious possa avere un’eco negli altri istituti penitenziari della Regione e voglio sperare che questo modello di intervento possa avere una diffusione più ampia a livello nazionale e non solo. Per me e per il mio ufficio è stato molto importante essere coinvolto perché il tema del trattamento dei sex offender e dei maltrattanti è uno dei più rilevanti in ambito penitenziario”. Così Stefano Anastasìa, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione del Lazio, nel corso della conferenza web finale del progetto Conscious ‘Prevenzione della violenza di genere: è un diritto esigibile?’.
“Alla data di oggi nella Regione Lazio su poco più di 5 mila detenuti abbiamo ben 409 che sono in carcere per reati di riprovazione sociale, siamo quasi al 10 per cento della popolazione detenuta- fa sapere Anastasia- Un problema molto rilevante, quindi, perché’ la naturale propensione sia del sistema esterno che del sistema interno è quella al semplice confinamento di queste persone, che possiamo considerare anche comprensibile. Da parte dell’opinione pubblica c’è un’attenzione alla reclusione degli autori di reati sessuali, all’interno degli istituti penitenziari. Per i motivi di riprovazione sociale da parte della stessa comunità dei detenuti nei confronti degli autori di reati sessuali, c’è un’ulteriore opzione di confinamento. Il rischio – avverte- è che l’amministrazione penitenziaria si trovi costretta a gestire un confinamento nel confinamento di un numero di persone rilevante, con effetti di aggravamento della situazione al termine dell’esecuzione penale. Rispetto a questi percorsi o si costruisce nell’autore di reato la capacità di oltrepassare la propria esperienza e soggettività ‘storica’, o il rischio è di generare un fenomeno opposto ovvero che si produca una tendenza paranoica, di ripetizione ossessiva”, con l’autore che “può essere indotto a rimotivarsi in azioni del genere”. Per il Garante dei detenuti del Lazio, quindi, la sfida è quella di “un’esecuzione penale che abbia come prospettiva quella costituzionalmente determinata, del reinserimento sociale della persona in condizioni di legalità, di accettazione, di responsabilità e relazione con gli altri. Io credo che lo sforzo di Conscious, di un’assunzione di responsabilità del servizio sanitario che opera nell’istituto di pena e ha una responsabilità istituzionale di intervento sulla persona è quel modello di rete allargato a tutti gli attori, istituzionali e non, che si fa forte delle esperienze maturate all’interno della società civile e anche fuori dai canoni istituzionali e che noi dobbiamo portare avanti. Spero che questa pratica possa consolidarsi, non solo negli istituti di Frosinone e di Cassino, ma in maniera significativa anche in altri contesti”.