di Stefano Anastasìa*
Dobbiamo essere grati ad Antigone per l’occasione di confronto sul ruolo dei garanti dei detenuti a quasi trent’anni dalla loro ideazione. E’ un momento delicato per le autorità di garanzia per molti e diversi motivi, di cui anche il nostro mondo soffre, per motivi suoi propri.
Il momento delicato precipita su una struttura normativa fragile, sia del Garante nazionale che dei Garanti territoriali, il primo frettolosamente istituito nella contingenza della condanna europea per il caso Torregiani (e di un caso di cronaca che chiamò in causa – maldestramente – l’allora ministra della giustizia Annamaria Cancellieri), i secondi cresciuti in un virtuoso processo dal basso che però non ne ha mai organicamente assestato poteri e funzioni.
Le virtù dell’uno e degli altri sono nella pratica, territoriale e nazionale, di chi ha interpretato effettivamente il proprio ruolo come indipendente dalle autorità di nomina così come dalle amministrazioni vigilate; i limiti in un riconoscimento incompleto dei garanti territoriali (ancora oggi combattiamo con il misterioso occultamento da parte dell’amministrazione penitenziaria della propria normativa secondaria, che dobbiamo inseguire per canali informali di comunicazione) e in un legame troppo forte del garante nazionale con l’autorità di Governo, da cui – di fatto – è nominato, e con le amministrazioni vigilate, sulle cui risorse umane poggia. Ma questi limiti, che pure ci sono, non mettono in discussione la necessità di autorità indipendenti di monitoraggio dei luoghi di detenzione e di tutela non giurisdizionale dei diritti delle persone a qualsiasi titolo sottoposte a misure restrittive della libertà personale e l’opportunità di un sistema articolato sul territorio attraverso la corresponsabilizzazione diretta degli enti territoriali, titolari di molte e decisive competenze nel campo della salute, dell’assistenza socio-sanitaria, della formazione e dell’inserimento lavorativo delle persone private della libertà.
Se non è questo il tempo di una messa a punto normativa, certo è quello di rafforzare le buone pratiche maturate in questi ventidue anni, quanti ci separano dalla prima nomina del primo garante comunale d’Italia, nel 2003, a Roma. Le buone pratiche si possono rafforzare qualificando l’azione dei garanti, a partire dal consolidamento della rete costituita dalla Conferenza dei garanti territoriali, dalla circolazione delle best practices e da momenti di (auto)formazione comune, rivendicando autonomia e indipendenza dalle autorità di nomina e dalle amministrazioni vigilate, rafforzando le relazioni dei garanti con la società civile, sia in termini di input (le segnalazioni delle associazioni, degli operatori, dei familiari ai garanti), sia in termini di output (la continua e necessaria azione di informazione dell’opinione pubblica).
Il momento, si sa, è drammatico, per i numeri (assai più gravi di quelli in base ai quali l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti umani, quando la soglia dei 63mila detenuti fu toccata in riduzione dai 67mila di qualche anno prima, non in crescita costante come oggi), per la disperazione, per lo stillicidio delle morti e dei suicidi in carcere, per il silenzio del Garante nazionale e la serena indifferenza del Governo, che pure ha non poche responsabilità nell’aggravamento della situazione e che – dopo quelle del Presidente Mattarella e di Papa Francesco – non ha neanche voluto ascoltare le parole del Presidente del Senato e del Vice Presidente del CSM, nè ricordare il diverso atteggiamento dei Governi Berlusconi, che nel 2003 e nel 2010 approvarono misure deflative del sovraffollamento .
Per questo dobbiamo serrare le fila, qualificando la nostra azione, rivendicando la nostra indipendenza, rafforzando le nostre relazioni con la società civile e con lo stesso personale penitenziario, mortificato nelle proprie professionalità dalla condizione delle nostre carceri, ormai ridotte a reclusori di capri espiatori della disuguaglianza sociale.
*Intervento all’assemblea “Garanti. 1997-2025 ”, promossa dall’associazione Antigone il 21.11.2025 a Roma.
