I Garanti territoriali sostengono lo “sciopero del carrello” alle Vallette di Torino

Le detenute rifiutano il vitto offerto dall’amministrazione penitenziaria. Il Portavoce Anastasìa: "Di fronte alla nuova diffusione del Covid-19, sarebbe utile un provvedimento di liberazione anticipata speciale
Il carcere le Vallette di Torino.

I Garanti territoriali delle persone private della libertà sostengono l’iniziativa non violenta promossa dalle detenute del carcere torinese delle Vallette, che da oggi e fino al 23 dicembre saranno in “sciopero del carrello” (il vitto offerto dall’amministrazione penitenziaria e alle suoi ospiti), per chiedere un concreto segno di attenzione alla loro condizione di persone private della libertà nella emergenza pandemica, attraverso l’approvazione di un provvedimento di liberazione anticipata speciale simile a quello vigente all’indomani della condanna europea per il sovraffollamento delle carceri e ora riproposto in Parlamento per iniziativa dell’onorevole Roberto Giachetti.

“Oggi, come a marzo 2020, di fronte alla nuova diffusione del Covid-19, che sta nuovamente ingessando le carceri, prive di sufficienti spazi di isolamento e quarantena dei positivi e dei loro contatti, sarebbe utile un minimo ma generale provvedimento di clemenza, anche solo di un anno, che oggi come allora consentirebbe una più efficace e ordinata gestione delle situazioni di rischio in carcere”. Così il Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, nonché Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa.

“Se oggi come allora -prosegue Anastasìa – il Parlamento non ha il coraggio della ragione, la richiesta di una liberazione anticipata speciale che possa aumentare lo sconto di pena per le detenute e i detenuti che abbiano dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione è il minimo provvedimento da adottare subito, che può valere anche da risarcimento delle condizioni di detenzione subite durante la pandemia, certamente più gravi di quelle ordinarie e di quelle vissute nella società libera, con effetti pesantissimi sull’equilibrio psico-fisico e sulle relazioni familiari di tante detenute e detenuti”.