Il Garante Anastasìa visita la Casa circondariale di Frosinone

Il suicidio del trentacinquenne di Ceccano e un tentativo di fuga le principali questioni affrontate nel corso dell'incontro con la direttrice
Uno scatto dal parcheggio esterno sulla casa circondariale di Frosinone.

Giovedì 7 settembre il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, si è recato in visita nella casa circondariale di Frosinone. Tra le principali questioni affrontate durante l’incontro con la direttrice Teresa Mascolo e con il comandante della Polizia penitenziaria dell’istituto, il dirigente Rocco Elio Mare, quella del suicidio del trentacinquenne di Ceccano, Antonio Di Mario, e del tentativo di evasione, mercoledì 6, di un detenuto, ripreso dagli agenti della polizia penitenziaria nell’area del campo sportivo interno alla struttura.

L’episodio fa tornare di nuovo sotto i riflettori il carcere del capoluogo, a pochi giorni dal suicidio del ceccanese per cui è stata avviata un’indagine e per il quale la sorella della vittima, Laura Di Mario, la quale ha inviato una pec, tramite il suo avvocato, Marco Maietta, anche al Garante. Anastasìa si è intrattenuto anche con alcuni detenuti per ascoltare le loro richieste con la promessa di incontri periodici con rappresentanti delle sezioni detentive e per raccogliere eventuali problematiche e criticità.

«Sono in corso indagini sul suicidio avvenuto la scorsa settimana – ha dichiarato il Garante Anastasìa –  Ho incontrato la direttrice, il dirigente sanitario e il comandante, i quali sostengono che sono stati adottati tutti i protocolli relativi al rischio suicidario, e all’assistenza di cui aveva bisogno il trentacinquenne. Purtroppo, il fenomeno dei suicidi in carcere è frequente. Episodi che accadono maggiormente nelle carceri piuttosto che fuori, legati anche alla situazione di disagio e spesso alla disperazione che si vive nel carcere e su cui, naturalmente, gli operatori devono fare tutto il necessario per evitarli. La sorella di Di Mario ha fatto benissimo a chiedere che vengano fatti tutti gli accertamenti per chiarire ogni dubbio. È giusto verificare le condizioni effettive di detenzione del ragazzo e se sia stato fatto tutto il possibile per prevenire quel tragico gesto».

«In occasione della visita – ha proseguito Anastasìa – ho incontrato il detenuto che aveva tentato di evadere e che è stato subito bloccato dagli agenti della penitenziaria. Anche queste sono cose che, purtroppo, capitano e che spesso gli operatori riescono a risolvere con professionalità, prima che la situazione possa degenerare, anche con conseguenze gravi per gli stessi detenuti. Il sovraffollamento è presente in diversi istituti del Lazio, come  la carenza di organico. Neanche la casa circondariale di Frosinone è esente da tali problematiche. Anche comprendendo gli agenti impegnati in altri servizi, a Frosinone mancano almeno una cinquantina di unità di polizia penitenziaria. Un altro problema emerso durante l’incontro e portato all’attenzione dalla direttrice, è quello della mancanza di educatori. Sugli otto previsti, attualmente sono cinque gli operatori, uno dei quali ha chiesto di andare via. E questa situazione pesa sulla gestione dei percorsi di reinserimento dei detenuti».

«Sono stato nella sezione isolamento dove ho potuto incontrare il giovane che ha tentato di evadere mercoledì. Sono stato in visita, inoltre, in un paio di altre sezioni dove ho incontrato un gruppo di detenuti che mi ha illustrato problematiche di carattere generale, ad esempio sulla disponibilità di risorse per attività lavorative interne che in questo secondo semestre non riescono a coprire l’attività. Tra le altre problematiche portate all’attenzione – ha concluso Anastasìa -, le difficoltà di accesso a misure alternative. Siamo rimasti d’accordo che farò periodicamente un incontro con rappresentanti delle sezioni detentive per raccogliere le problematiche dei detenuti.