Il Garante nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria

Necessario rinnovare il protocollo per uno sportello del Garante all’interno del Cpr.
Uno scatto all'interno del Cpr di Ponte Galeria.

122 presenti su 122 posti disponibili, di cui due destinati alla quarantena. Tutti nel settore maschile, mentre quattro reparti del settore femminile (interamente chiuso da mesi) sono in attesa del collaudo, dopo lavori di ristrutturazione che consentiranno di ospitare 32 donne con spazi destinati alla socialità prima inesistenti. Questa la situazione nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria a Roma, dove il Garante dei detenuti, Stefano Anastasìa, si è recato in visita lo scorso 30 dicembre, accompagnato dall’avvocato Gennaro Santoro e dalla referente per il Cpr della struttura di supporto al Garante, Sara Foi.

Cambia la composizione delle presenze. Si passa dall’80% di provenienti dal carcere a quattro sole presenze accertate come provenienti dal carcere. Per la maggior parte sono giovani tunisini (101), arrivati da un paio di mesi in Italia e che già sono stati da 15 giorni a un mese in quarantena in nave hotspot o in un altro Cpr. Molti sostengono di essere minorenni, ma in un solo caso un trattenuto ha potuto documentarlo. Così, il Garante Anastasìa e il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, Jacopo Marzetti, hanno scritto al presidente del Tribunale dei minori e alla Procura della repubblica presso il Tribunale dei minori, per segnalare tale circostanza: il 31 dicembre, il minorenne, tunisino, è stato rilasciato dal Cpr e collocato in comunità.

“A Ponte Galeria – riferisce il Garante Anastasìa – i problemi sono sempre gli stessi: i trattenuti sostengono di non capire quale sia il proprio status; l’assenza di qualsiasi attività, anche sportiva; la qualità del vitto; le difficoltà di comunicazione con i familiari (dalla riapertura del settore maschile non è più consentito loro di tenere con sé i cellulari che devono essere consegnati all’ingresso, ma le schede telefoniche sono insufficienti a garantire contatti adeguati con le famiglie lontane). Infine, l’assistenza sanitaria è ritardata dall’emergenza Covid-19”. Il protocollo con la Asl competente prevede sei mezze giornate di presenza a settimana per accertamento idoneità e anche come ponte per ricoveri e visite specialistiche all’esterno. Tuttavia, nell’ultimo periodo sono state garantite sole due mattinate, in quanto uno dei due medici è stato trasferito e non è stato ancora sostituito.

“La situazione – prosegue Anastasìa – rende evidente la necessità di una presenza costante delle figure di garanzia, anche in attuazione del recente decreto immigrazione che prevede che le persone trattenute nei Cpr possano presentare reclami ai Garanti. Per questo – conclude Anastasìa – chiederò al Prefetto di rinnovare il protocollo a suo tempo sottoscritto tra questo ufficio e la Prefettura, prevedendo la presenza di uno sportello del Garante all’interno del Cpr”.