Che cosa significa vivere ed elaborare un momento doloroso quando si è ristretti
di Ciprian P.S.*
È il mattino del 5 novembre, quando apprendo da una telefonata con mio figlio che sfortunatamente, a seguito di una grave patologia, è venuto a mancare il fratello della mia ex moglie, zio dei miei due figli nati da quella relazione, e persona impagabile a livello umano con la quale ho sempre avuto un bellissimo rapporto. Durante la notte precedente, in sogno, mi era apparsa la sua immagine che mi chiedeva aiuto e io ero nella totale impossibilità di interagire con lui. Mi sono svegliato quindi con questo grande senso di angoscia e di lì a poco ho appreso la notizia della sua scomparsa.
Quando si è detenuti, tutto ciò che avviene al di fuori delle mura detentive ti vede come nel mio sogno premonitore: si è nella totale impossibilità di poter interagire con i tuoi cari. Nel caso di un funerale non c’è ovviamente il modo di partecipare ai vari riti dettati a seconda della religione alla quale appartiene il defunto e la sua famiglia. Mio fratello ha una gravissima malattia e quella mattina, preso da un forte senso di angoscia, il mio primo pensiero preoccupato era stato rivolto a lui. Poi, ho scoperto che cosa era successo.
Una volta metabolizzata la notizia, mi sono subito adoperato per cercare di contattare la mia ex moglie, recandomi al posto di guardia del reparto e richiedendo una chiamata straordinaria della quale non avevo mai usufruito fino a quel momento durante la mia detenzione. Volevo sapere come si erano svolti i fatti e provare a confortare la mia ex compagna e porgerle le mie condoglianze, riuscendo magari a rendere un ultimo omaggio con una corona floreale, come si usa solitamente. Dopo aver coinvolto tutta la scala gerarchica con le varie autorizzazioni di rito, sono riuscito a ottenere la tanto agognata telefonata alle 17.00 del giorno in questione.
Volevo condividere questa mia esperienza personale per provare a sensibilizzare coloro i quali considerano la popolazione detentiva come un gruppo di individui privi di amore e di emozioni umane. In realtà siamo persone che a un certo punto della loro vita si sono trovate in un famoso bivio (dove tutti possiamo capitare); per debolezza o scarsa considerazione di sé stessi, in quel momento hanno imboccato il percorso sbagliato.
Questo giornale (Voci di ballatoio, ndr) è un’opportunità per ritrovare il percorso giusto e la nostra responsabilità più grande, il nostro obiettivo, sono quelli di tramandare la dedizione e la passione che ci stiamo mettendo ai prossimi partecipanti di questo gruppo redazionale. Avere la possibilità di esprimersi e far conoscere le nostre esperienze all’interno dell’Istituto, le nostre problematiche, ci aiuta ad avere più chiaro il nostro percorso di riabilitazione, molto importante per la nostra reintegrazione in società.
Intervento di un detenuto, pubblicato sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 2 – febbraio 2025, , scaricabile da qui.
I numeri di “Voci di ballatoio” finora usciti si trovano nel sito dell’associazione La Farfalla.