Sono nato in Marocco, oggi la mia vita è un percorso di crescita

Mi chiamo Rachid Y.,

sono nato in Marocco. Ho una sorella, tre fratelli, un nipote e mia madre. Mio padre è deceduto nel 2004. Oggi la mia vita è un percorso di crescita. Con tutto me stesso desidero che questo cammino si concluda nel migliore dei modi.

Non sono nuovo all’ambiente carcerario: in passato ho già espiato una pena di 4 anni, 11 mesi e 15 giorni, a partire dal 4 gennaio 2013. Ora mi trovo di nuovo qui. Credo che il mio errore, una volta uscito, sia stato quello di aver fatto poco — o quasi nulla — per costruirmi davvero un percorso. Non ero pronto ad affrontare la vita fuori, e ho fallito. Mi sono ritrovato al punto di partenza.

Ma non mi abbatto: continuerò questo nuovo percorso e sono sicuro che ce la farò. È dura, ma ce la farò a tornare a vivere. Tassello dopo tassello, aggiusterò tutto.

E non lo dico per lodarmi o per sembrare convinto. Ringrazio Dio di avere accanto una compagna che per me è una leonessa. Non voglio dire che sto facendo questo percorso per lei: lo sto facendo per me stesso. Ma grazie a lei ho una spalla su cui posso appoggiarmi, e per questo mi sento fortunato. So bene che non tutti hanno questa fortuna.

Il mio errore, una volta uscito dal carcere, è stato non essere abbastanza preparato alla libertà. La verità è che la mia testa era rimasta in galera.

Non ci è voluto molto perché ricadessi nei vecchi errori — commettendo di nuovo reati — dimenticando tutto ciò che avevo passato, la mia sofferenza e quella della mia famiglia. Che dire… un disastro. Ma eccomi qui. Grazie a Dio sto bene, e oggi ho una mentalità diversa.

A 42 anni ho capito che non ne vale la pena: si perdono anni preziosi di vita, e con la libertà si perdono anche milioni di cose belle da fare.

Io voglio vivere!

Il mondo del carcere, della strada, dei reati… è un modo per morire dentro. E, peggio ancora, rischi di morire lasciando il mondo senza aver vissuto davvero.

A chi non piace la vita in discoteca? I fiumi di alcol, e altro… Ma a un certo punto non ti importa più di nulla. Né di te stesso, e — cosa ancora più grave — neanche della tua famiglia.

Ne vale davvero la “pena”?

Pubblicato sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 4 –agosto 2025, scaricabile da qui: Voci di ballatoio n.4

I numeri di “Voci di ballatoio” finora usciti si trovano nel sito dell’associazione La Farfalla.