“Salute mentale e carcere”, in un volume l’esperienza di Rebibbia

Il Garante Anastasìa coordinerà la discussione sul libro a cura di Alberto Sbardella, che si svolgerà giovedì 2 marzo a Roma

“Partendo dalla straordinaria forza dell’art. 32 della Costituzione Italiana che ‘tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività’, ha fatto breccia la necessità di garantire anche ai detenuti le stesse cure di tutti gli altri cittadini”. Così Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl Rm 2 , inizia a ripercorrere le tappe della sanità penitenziaria, nella sua prefazione al libro “Salute mentale e carcere” (Aracne 2022), a cura di Alberto Sbardella, dirigente dell’Unità operativa di Salute mentale presso il Polo penitenziario di Rebibbia. “La storia della tutela della salute in carcere – scrive Cozza -ha visto nel tempo un ampio e diffuso dibattito con una dipendenza, in una prima fase, della organizzazione sanitaria dall’amministrazione penitenziaria, sancita con l’Ordinamento penitenziario del 1975 che ha dettato le regole in materia di sanità”.

Il volume (494 pagine) che raccoglie contributi di 29 esperti – psichiatri, psicologi, dirigenti sanitari e dell’amministrazione penitenziaria, docenti universitari – sarà al centro dell’evento, organizzato dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, che è tra gli autori del libro e coordinerà i lavori, che si svolgerà giovedì 2 marzo all’istituto di studi giuridici del Lazio A. C. Jemolo, in viale Giulio Cesare 31 a Roma.

Oltre al direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl Rm 2, Cozza, all’evento parteciperanno: Giuseppe Belcastro, vicepresidente della Camera penale di Roma; Pierpaolo D’Andria, Provveditore dell’amministrazione penitenziaria per il Lazio, l’Abruzzo, il Molise, la Toscana e l’Umbria; Franco Maisto, Garante delle persone private della libertà del Comune di Milano; Marcella Trovato, magistrata presso il Tribunale di sorveglianza di Roma.

Il libro, prosegue Cozza nella sua prefazione, “ha in primo luogo il merito di porre la questione della salute mentale in carcere all’attenzione dell’opinione pubblica, partendo dalla dignità dei detenuti con problemi psichiatrici, in una prospettiva di risocializzazione, di integrazione e non di separatezza. In modo garbato, scientifico ed istituzionale, ricco di notizie, modalità di funzionamento, pensieri e proposte. Un libro – conclude Cozza – che rappresenta una occasione per tutti gli autori coinvolti di affrontare le diverse problematiche senza nasconderle dietro le sbarre. Affrontando i momenti critici per la salute mentale di chi entra in carcere, a partire dall’ingresso, dalla valutazione del rischio suicidario, dalla relazione con gli psicofarmaci”.