di Roberto M. *
In questa parte della nostra vita siamo privati della libertà, ma dobbiamo pur sempre vivere. Sappiamo che anche senza di noi la vita fuori dal carcere continua, così come la società è in continuo mutamento. Il mondo non si ferma certamente e quando arriveremo alla fine del nostro percorso ci troveremo di fronte una realtà diversa da quella che avevamo lasciato e ci vorrà del tempo per abituarci.
Durante la detenzione le ore scorrono lente. Lo strumento principale del quale disponiamo per connetterci con il mondo esterno e trascorrere il tempo è il televisore. Attraverso il televisore e i giornali riusciamo a rimanere aggiornati, così come attraverso film e documentari cerchiamo di intrattenerci; va detto che alcuni documentari li abbiamo visti talmente tante volte che alcuni tra noi li conoscono a memoria.

La copertina del libro fotografico di Pino Rampolla “Palla prigioniera”.
In un luogo ristretto le tensioni e lo stress portano spesso a situazioni di nervosismo e forse il modo migliore per “evadere” da questa situazione è lo sport. Si aspettano con ansia le ore della settimana durante le quali è possibile utilizzare la palestra mediamente attrezzata: allora giù con gli allenamenti in modo da mantenere un fisico tonico. Ma non c’è solo la palestra; ci si allena anche in sezione, costruendo attrezzi frutto di un po’ di ingegno come pesi fatti con bottiglie o taniche di plastica riempite di acqua o terra. Non sono particolarmente funzionali, ma si fa quel che si può. Lo sport, da alcuni detenuti è molto apprezzato e per molti è una ragione di vita. L’attività sportiva consente di muoversi, giocare, provare a stare bene con il proprio corpo e buttare giù qualche chilo di troppo che inevitabilmente si mette su negli spazi ristretti delle celle, soprattutto se si ha qualche compagno che ci vizia con pasti prelibati. Ci si allena anche per mantenere tonica la muscolatura e per poter giocare senza problemi una partita di calcio o calcetto.
Le dispute solitamente si organizzano tra sezioni diverse e non mancano sfottò e scommesse che vedono in palio gelati o torte. Il calcio, come in tutto il nostro paese, è lo sport prediletto. Tra sezioni ci si organizza: è come stare in una polisportiva che stressa continuamente la Direzione dell’Istituto per avere più ore a disposizione per giocare. Purtroppo a causa dei disordini avvenuti nell’Istituto la scorsa estate, per molto tempo le attività al campo di calcio sono state sospese. Ovviamente quando si formano le squadre si cerca sempre di avere una formazione vincente; non importa l’etnia, il colore della pelle o la religione dei giocatori: vengono considerate solo le qualità sportive e ogni ruolo è assegnato senza imposizioni, cercando di valorizzare le caratteristiche di ogni giocatore.
Esistono anche degli spettatori, altri detenuti che a loro modo tifano, magari approfittando delle ore concesse per il campo di calcio durante le quali possono sostare seduti sui lati del campo. In quei momenti ci si sente liberi di respirare una boccata d’aria, fuori da quei cubi di cemento dove solitamente ci viene concessa l’ora d’aria, ma che di fatto aria non è.
Pubblicato sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 2 – febbraio 2025, , scaricabile da qui.
I numeri di “Voci di ballatoio” finora usciti si trovano nel sito dell’associazione La Farfalla.