Anastasìa: “Perché è giusto parlare di amnistia e indulto”

Il Garante interviene al convegno organizzato a Roma dall'Unione delle camere penali italiane
Il garante Anastasìa durante il suo intervento al convegno.

“Se il governo attualmente in carica pensa che l’Italia debba essere un paese con 70-80mila detenuti, potrebbero volerci 5, 10, 15 o più di vent’anni per realizzare le relative strutture e assumere il personale necessario a gestirle. Se questo è il progetto, prendetevi il tempo necessario per realizzare i vostri progetti, grazie a un provvedimento di clemenza, perché oltre alla finalità rieducativa della pena, sulla cui natura  e sulle cui modalità di attuazione si possono avere idee diverse, è bene ricordare che la Costituzione detta un altro principio: quello del divieto di trattamenti contrari al senso di umanità, che non può essere mai violato, mai, mai, mai. È importante sottolinearlo”.

Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, nella parte conclusiva del suo intervento al convegno “Amnistia e Indulto. Le condizioni del carcere e il ruolo del Garante delle persone private della libertà”, che si è tenuto lunedì 21 luglio a Roma, presso la sede dell’Unione delle camere penali italiane (Ucpi).

“Il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità – ha proseguito Anastasìa –  significa che, fino a quando non ci saranno quei 10, 20, 30mila posti detentivi in più, con tutto il personale penitenziario, sanitario, gli uffici di sorveglianza, bisogna impedire che all’interno del carcere si consumino violazioni di diritti umani fondamentali della persona. Per questo motivo, è giusto parlare di amnistia e indulto. E se non potesse essere altro che una liberazione anticipata speciale, è necessario che sia la più ampia possibile, senza preclusioni e anche con un condono. Non può essere sufficiente una liberazione anticipata speciale, bensì è necessario un provvedimento che sia il più ampio possibile, senza preclusioni, anche con il condono delle sanzioni disciplinari. Altrimenti – ha concluso Anastasìa -, la maggior parte dei detenuti non ne usufruirà e non otterremo il risultato di cui abbiamo bisogno. Penso che questa sia la responsabilità dei Garanti: dire queste cose”.

Con la moderazione del presidente della Camera Penale di Roma, Giuseppe Belcastro, oltre ad Anastasìa sono intervenuti Irma Conti, membro del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Gnpl), Marinella Finiti, presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma, Rita Bernardini, presidente dell’associazione “Nessuno Tocchi Caino”, Giampaolo Catanzariti, responsabile osservatorio carcere Ucpi, l’ex-presidente del collegio del Garante nazionale, Mauro Palma, e l’avvocata Maria Brucale. Ha concluso il convegno Francesco Petrelli, presidente dell’Ucpi.