
“Tutte le mattine quando ci svegliamo ci riflettiamo allo specchio e la prima persona che vediamo siamo noi stessi. Questo piccolo escamotage mi ha dato la possibilità di lavorare sul concetto di uguaglianza, perché lo specchio non è un dispositivo neutro”. Lo ha usato Francesco Zizola, fotoreporter di fama mondiale e vincitore del World Press Photo nel 1996, per realizzare la mostra fotografica ‘La salute mentale oggi’, a cura del Dipartimento di Salute mentale della Asl Roma 2, e in corso fino a domenica 12 ottobre nella Galleria nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Gnam) a Roma.
“Quando ci osserviamo allo specchio si attivano meccanismi profondi che riguardano ogni essere umano, al di là di ruoli, condizioni o fragilità- sottolinea il fotoreporter- dal rifiuto della nostra immagine alla costruzione di maschere difensive, fino alla ricerca di un’identità più autentica”.
Zizola ha colto questa realtà utilizzando la fotografia nell’ambito di un esperimento realizzato nei laboratori fotografici dei Centri Diurni del Dipartimento di Salute mentale (Dsm) della Asl Roma 2.
“Per due mesi abbiamo invitato 125 cittadini, tra pazienti, terapisti e volontari, a realizzarsi un autoritratto attraverso un dispositivo che simula uno specchio (uno schermo posto in prossimità dell’obiettivo fotografico)- precisa- in un luogo predisposto in solitudine e in libertà. Il risultato è stato straordinario, perché ho scoperto che c’è un’eguaglianza di fondo di tutti i nostri sentimenti, reazioni e comportamenti che emettiamo davanti a uno specchio. L’autoritratto è uno specchio di noi stessi e davanti a quello specchio siamo tutti uguali”.
L’esposizione conta oltre 180 foto che ritraggono persone e in nessuna immagine c’è un nome. “Sono volti allo stesso tempo tutti diversi e tutti uguali. Sono uguali perché scavalcano il pregiudizio: chi sarà il paziente e chi il terapista?- chiede il direttore artistico- Chi sarà il volontario e chi il paziente? Queste immagini ci aiutano a sciogliere ogni pregiudizio che troppo spesso pesa sulle persone che hanno perso quell’equilibrio sottile che le consente di essere in società ‘come persone normali'”.
Nelle foto esposte nella mostra ‘La Salute mentale oggi’ si può osservare uno sguardo che viene da dentro, dall’interno delle persone interessate da questo esperimento, perché “le immagini ci rendono tutti uguali e livellano i pregiudizi”, spiega il fotoreporter.
La mostra nasce nell’ambito della IV edizione del festival della Salute mentale Ro.Mens 2025, in corso fino al 7 ottobre nella Capitale, ed è promosso dal Dipartimento di Salute mentale della Asl Roma 2 con la collaborazione dell’assessorato alle Politiche sociali e alla Salute di Roma, e il patrocinio della Rai. Una delle pareti della mostra ha ospitato anche venti scatti del concorso “Fotograf@Mens” dedicato a fotografie inedite riguardanti le tematiche dell’inclusione sociale e del pregiudizio in salute mentale. Perché la lotta allo stigma caratterizza questa edizione del festival.
“Alla luce dei risultati dell’indagine Doxa sulla ‘Salute Mentale 2025’ risulta che in Italia un cittadino su 3 si vergognerebbe di avere un disturbo mentale- ricorda Massimo Cozza, psichiatra e direttore del Dsm dell’Asl Roma 2- mentre due giovani su tre credono che mostrarsi così come si è li faccia apparire strani, e che la diversità rappresenti un rischio e non un valore. Da qui la necessità di sviluppare un’esposizione con tanti volti. Il nostro festival- aggiunge Cozza- altre all’esposizione fotografica guarda alla musica. Lunedì sera al teatro di Tor Bella Monaca ci sarà una serata finale di ‘Music@Mens’, con brani inediti. Ci saranno anche eventi sportivi, da ‘Matti per la corsa’ al parco della Caffarella al torneo di pallavolo misto utenti/operatori e, infine, un incontro domani pomeriggio al polo penitenziario di Rebibbia in cui incontreremo gli utenti seguiti dal nostro servizio di Salute mentale che sono stati anche attori di questa mostra fotografica”.
Lavorare nel laboratorio di fotografia del carcere di Rebibbia “è stato molto emozionante- conferma Zizola– perché ho incontrato molte persone detenute, tanti terapisti e volontari. A loro ho spiegato il progetto, ho fatto vedere il dispositivo che gli consentiva di autoritrarsi in libertà e ho anche detto che chi avrebbe deciso di entrare in questa stanza per autoritrarsi lo avrebbe potuto fare in totale libertà, senza occhio di telecamera, di secondino e senza controllo. Poi ho aggiunto che chi avrebbe deciso di far uscire questa immagine per farla entrare nelle mura della Gnam avrebbe dovuto firmare una liberatoria- conclude- una liberatoria per evadere da Rebibbia”, sorride.
Anche i visitatori della mostra alla Gnam potranno diventare attori dell’esposizione. Possono entrare in uno spazio ad hoc dove fotografarsi davanti allo specchio e aggiungere i loro volti a quelli già esposti. “Una mostra interattiva e commovente- assicura la direttrice della Gnam, Renata Cristina Mazzantini- realizzato grazie a un protocollo d’intesa siglato con la Asl Roma 2 che ci aiuta a capire la finalità etica dell’arte. Perché la creatività è un aspetto importante del benessere delle persone e un museo deve tenerne conto”. Da architetto Mazzantini si sta impegnando per l’accessibilità della Gnam. E’ in costruzione sulla facciata principale del palazzo una rampa, mentre sono stati previsti percorsi inclusivi per tutti. “Una sensibilità da rafforzare tutti i giorni, ovunque”.