Ho creduto in una proposta onesta che invece si è rivelata un inganno

Mi chiamo Tommaso A.,

sono nato a Napoli il 14 aprile 1987. Ho 38 anni e vivo a Nettuno dal 2000. Sono padre di tre figli – di 18, 13 e 11 anni – e, purtroppo, sono un ex marito. Dopo la separazione, ho intrapreso una nuova relazione.

Attualmente sono detenuto presso la Casa Circondariale di Velletri dal 21 maggio 2025, ma la mia detenzione è iniziata il 28 luglio 2022 a Roma, nel carcere di Regina Coeli. Arrestato e inizialmente trattenuto nella 7ª sezione (transito), sono stato classificato come detenuto A/S1. Successivamente, sono stato declassificato dal D.A.P. interno di Regina Coeli e trasferito nella 6ª sezione, dove ho scontato 14 mesi. Dopo questo periodo, ho trascorso otto mesi agli arresti domiciliari a Pescara, seguiti da altri sei mesi ad Ardea. Questi ultimi sono poi stati trasformati in due anni di obbligo di firma presso la caserma dei Carabinieri di Ardea. Una sentenza della Cassazione ha poi stabilito il mio definitivo, in seguito al quale sono stato trasferito a Velletri.

Provengo da una famiglia di lavoratori nel commercio. Fin da giovane, insieme ai miei fratelli, ci siamo dedicati alla vendita di abbigliamento e automobili, attività che ci garantivano una vita soddisfacente.

A 18 anni ho conosciuto una donna più grande di me, dalla cui unione sono nati i miei tre figli: Fernando, Cristiano e Noemy – i miei tre gioielli. La nostra relazione è durata 18 anni, ma alla fine sono nate delle incomprensioni. Lei non tollerava alcuni miei comportamenti e, dopo la separazione, mi è stato impedito di vedere i miei figli, come spesso accade nei casi in cui uno dei due genitori non accetta la fine del rapporto.

Per dimostrare che le accuse nei miei confronti erano infondate, ho deciso di aprire una ditta individuale nel settore edile, specializzata in lavori legati all’Eco Bonus. Un geometra di Aprilia, soddisfatto del lavoro svolto dalla mia squadra, mi ha proposto una collaborazione come subappaltatore per una S.r.l. che aveva ottenuto vari appalti. Ho chiarito che solo parte dei miei operai era in regola e che gli altri erano in prova. Per questo motivo non potevo accettare un subappalto formale. La soluzione proposta fu che la società avrebbe assunto direttamente tutti i miei operai, incluso me come responsabile dei lavori. Accettai e iniziammo le attività.

Dopo il primo mese, non avevamo ancora ricevuto i contratti. Mi sono ritrovato a pagare di tasca mia gli stipendi dei lavoratori, come avevo fatto in passato. Questo è durato per altri due mesi. Ho tentato più volte di chiarire la situazione, ma senza successo. Il geometra affermava di non sapere cosa stesse accadendo, e i contatti con la segreteria della S.r.l. si limitavano a rassicurazioni e a invio di presunti bonifici tramite WhatsApp, mai ricevuti. In realtà, secondo gli accordi, avrebbero dovuto pagare i singoli operai tramite busta paga, non me.

Nel frattempo, le difficoltà economiche influivano sulla mia situazione familiare: non riuscivo a sostenere gli obblighi verso la mia ex moglie e i miei figli, che pensavano fosse una mia scelta. Quando ho chiesto un confronto diretto con i responsabili della società, ho scoperto che evitavano volontariamente ogni incontro. In quel momento ho perso la calma con il geometra, e da quell’episodio è scaturita una denuncia nei miei confronti.

Successivamente mi è stato chiesto di fornire il DURC, sostenendo che la mancanza di tale documento fosse il motivo della mancata emissione dei bonifici. Solo allora ho compreso che si trattava di una truffa premeditata, non solo ai miei danni ma anche di chi mi aveva seguito. Tuttavia, i miei operai hanno subito poche conseguenze economiche, perché mi sono fatto carico personalmente di tutti i pagamenti. La mia intenzione era semplicemente quella di lavorare con onestà e dimostrare le mie capacità. Invece, mi sono ritrovato imputato per qualcosa da cui non ho mai tratto vantaggio. Spero che la giustizia riconosca la mia innocenza e che venga fatta luce su questa vicenda. Avevo creduto in una possibilità lavorativa solida e onesta, che invece si è rivelata un inganno, per cui oggi sto pagando ingiustamente.

Pubblicato sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 4 –agosto 2025, scaricabile da qui: Voci di ballatoio n.4

I numeri di “Voci di ballatoio” finora usciti si trovano nel sito dell’associazione La Farfalla.