“L’approvazione di una legge contro la tortura non può che essere una buona notizia, tuttavia la formulazione del reato contenuta nel testo appare inadeguata e contraddittoria rispetto agli standard internazionali, alla prescrizione costituzionale, alle domande di giustizia delle vittime e alle attese dell’opinione pubblica. Se questa legge dovesse essere approvata definitivamente continueremmo a essere richiamati dalle Nazioni Unite per l’inadeguatezza della previsione legislativa”. E’ quanto afferma il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia, intervistato da Giacomo Russo Spena per Micromega in merito alla recente approvazione in Senato del disegno di legge che mira a introdurre nel nostro ordinamento il reato di tortura.
Anastasia sottolinea, in particolare, come il provvedimento – che torna ora alla Camera in seconda lettura – presenti una serie di punti critici, primo tra tutti “la definizione della pena come reato comune, eseguibile da chiunque, e non come reato proprio, imputabile esclusivamente al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio.” Si tratta, secondo il Garante, di una “rottura” rispetto alla Convenzione delle Nazioni Unite e al comune senso di giustizia, in quanto “la preoccupazione degli organismi internazionali come dell’opinione pubblica” è quella di fugare “il pericolo che pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio abusino della propria funzione per scopi illegittimi e contrari ai fondamenti dello Stato di diritto costituzionale, non certo di perseguire privati cittadini già ampiamente perseguibili a legislazione vigente”.
L’intervista integrale di Giacomo Russo Spena al Garante Stefano Anastasia