“Dopo 34 anni di applicazione del Testo unico sulle droghe e 15 anni di pubblicazione del Libro bianco sulle droghe, i dati purtroppo sono sempre gli stessi. Gli effetti penali (dell’art. 73 in particolare) sono sempre devastanti e confermano come la Jervolino-Vassalli continui a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. La legge sulle droghe è il volano delle politiche repressive e carcerarie”. E’ quanto si legge nella 15ma edizione del Libro bianco sulle droghe, intitolato quest`anno “Il gioco si fa duro”, presentato alla Camera, un rapporto indipendente, a cura di Grazia Zuffa, Franco Corleone, Stefano Anastasia, Leonardo Fiorentini, Marco Perduca, Maurizio Cianchella, sugli effetti del Testo unico sugli stupefacenti (dpr 309/90) sul sistema penale, sui servizi, sulla salute delle persone che usano sostanze e sulla società.
Il rapporto è promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cgil, Cnca, Associazione Luca Coscioni, Arci, Lila e Legacoopsociali con ladesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd, Itanpud, Meglio Legale e Eumans. Ogni anno il rapporto viene presentato in occasione del 26 giugno, Giornata mondiale sulle droghe, nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione “Support! Don`t Punish” che chiede politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche e che quest’anno coinvolgerà oltre 250 città in circa 100 paesi.
“Decarcerizzazione, depenalizzazione e legalizzazione non sono dietro l’angolo, in questo sciagurato Paese ottenebrato dalla cultura proibizionista, ma sul territorio, nella collaborazione tra servizi, terzo settore ed enti locali si possono portare avanti sperimentazioni e costruire progettualità alternative. Da lì bisogna ripartire per perseguire il nostro ritorno al futuro”. E’ quanto scrivono nell’introduzione Stefano Anastasìa, Garante del Lazio, e Franco Corleone, Garante delle persone detenute del Comune di Udine.
L’impatto dei reati per droga sul sovraffollamento
“La legislazione sulle droghe e l`uso che ne viene fatto – spiegai il Libro Bianco – sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni prodotte. Dopo 34 anni di applicazione non possiamo più considerare questi come effetti collaterali della legislazione antidroga, ma come effetti evidentemente voluti”.
“A dimostrazione di questo, dopo l’episodica diminuzione di persone segnalate all’autorità giudiziaria nel 2022, tornano a salire gli ingressi in carcere per droghe: 10.697 dei 40.661 ingressi in carcere nel 2023 sono stati causati dall`art. 73 del Testo unico, detenzione a fini di spaccio. Si tratta del 26,3% degli ingressi (era il 26,1% nel 2022)”.
Riguardo le segnalazioni e le sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali “la repressione del consumo si abbatte sui minori: sono in costante aumento quelli segnalati che entrano così in un percorso sanzionatorio e stigmatizzante. La quasi totalità dei minori è segnalato per cannabinoidi (97%); il 38% delle segnalazioni finisce con una sanzione; oltre il 97% è per cannabis. Dal 1990 ad oggi un milione di persone è stato segnalato per uso dei derivati della canapa”. E’ quanto emerge dalla 15ma edizione del Libro Bianco sulle droghe, intitolato quest`anno “Il gioco si fa duro”, presentato alla Camera, un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) sul sistema penale, sui servizi, sulla salute delle persone che usano sostanze e sulla società
“Il consolidamento molto lento dei dati – si spiega – ci fa essere cauti sul definire trend. Si può però affermare che dal 2020 in poi, il numero di persone segnalate rimarrebbe piuttosto stabile, aggirandosi da dopo il Covid intorno alle 40mila. Il 38% delle segnalazioni finisce con una sanzione amministrativa, le più comuni la sospensione della patente (o il divieto di conseguirla) e del passaporto. Questo anche in assenza di un qualsiasi comportamento pericoloso messo in atto dalla persona sanzionata. La repressione continua ad abbattersi sui minori, già in aumento rispetto al 2022 anche senza avere a disposizione dati consolidati. Questi entrano così in un percorso sanzionatorio stigmatizzante e alla fine dei conti desocializzante e controproducente”.
“Il 97,3% dei minori è segnalato per cannabis. Risulta irrilevante la vocazione ‘terapeutica’ della segnalazione al Prefetto: solo 327 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; nel 2007 erano 3.008.
Anche gli inviti a presentarsi al Serd sono in diminuzione (4.108). La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (76%), seguono a distanza cocaina (16,7%) e eroina (3,7%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 oltre un milione di persone sono state segnalate per possesso di derivati della cannabis”, conclude il Libro Bianco.