Mense in carcere, a rischio il lavoro delle coop

Nella riunione di oggi, con una proroga solo fino al 31 gennaio, e non di 6 mesi come chiedevo, si sono concessi tempi troppo brevi per risolvere un problema che pero’ esiste”.

“Ora il rischio e’ che alcune cooperative possano chiudere, che la qualita’ del cibo peggiori e che diminuisca la cifra riconosciuta ai lavoratori per il lavoro svolto delle mense“. E’ l’opinione all’Ansa del Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, in merito alla decisione presa oggi al ministero, a seguito di un’apposita riunione, sulle 10 cooperative sociali che svolgono il servizio mensa in altrettante carceri finanziate dalla Cassa Ammende. Un sistema che ora il ministero intende interrompere. Questo significa trovare altre forme di finanziamento per coprire costi tra i 4 e i 5 milioni di euro all’anno. E al momento non e’ ancora chiaro come.

Nella riunione odierna – afferma il garante – si e’ ipotizzato di ricorrere ad altri fondi ministeriali o anche a fondi Ue. In linea generale e’ giusto che la Cassa Ammende non sia usata a questo scopo, perche’ e’ nata per avviare i progetti, non per finanziarli in via continuativa“. La Cassa, che si finanzia soprattutto, ma non solo, con le sanzioni pecuniarie, dispone oggi di circa 100 milioni di euro. E in passato fondi furono usati anche per l’edilizia carceraria, finalita’ che non rientrava fra quelle per cui era stata istituita. Le 10 cooperative operano nel servizio mensa di altrettante strutture carcerarie, tra cui Bollate, Rebibbia, Torino, Padova, Ragusa, Siracusa, Rieti, Trani. Complessivamente, forniscono pasti per circa 7mila detenuti. E sono 150 i detenuti che lavorano per le coop. “Attualmente – spiega Marroni – sono a tutti gli effetti dipendenti delle coop e ricevono un conseguente stipendio. Ovviamente, se si tornera’ a una gestione interna, il detenuto che lavora in mensa sara’ inquadrato sotto l’amministrazione penitenziaria e sara’ molto probabilmente rimodulato anche il compenso“. Non tutte e 10 le coop, inoltre, sono in condizioni analoghe. Alcune hanno diversificato nel tempo le proprie attivita’ e possono pensare di restare in piedi da sole, altre vivono quasi esclusivamente del servizio mensa e ora sono quindi piu’ esposte. Il ministero non intende tagliarle fuori tout court, ma vuole rivedere le loro funzioni.

Ma i tempi sono molto stretti – sottolinea Marroni – anche perche’ il capo del Dap, Santi Consolo, ha detto oggi che gli incontri con le coop inizieranno dopo il 15 gennaio. E nei mesi scorsi le cooperative avevano piu’ volte chiesto di essere sentite“.