Parte da Rebibbia N.C. il “Viaggio in Italia: la Corte Costituzionale nelle carceri”

Partito oggi da Rebibbia Nuovo complesso il progetto “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle carceri”. Il Presidente Giorgio Lattanzi e i Giudici della Corte costituzionale hanno incontrato circa 250 detenuti (tra cui 20 donne) e dove, dopo una lezione del Presidente, i Giudici hanno risposto alle domande dei detenuti. Un progetto per rispondere all’esigenza di aprire sempre di più l’Istituzione alla società e di incontrarla fisicamente per diffondere e consolidare la cultura costituzionale. Con la scelta del carcere, la Corte intende anche testimoniare che la “cittadinanza costituzionale” non conosce muri perché la Costituzione “appartiene a tutti”.

E nello stesso giorno, a circa due settimane dalla tragedia di Rebibbia, scende in piazza a Montecitorio per riproporre a tutti, legislatori, cultura, forze sociali e opinione pubblica, il problema dei bambini in carcere, un’azione sociale e politica per raggiungere l’obiettivo che da 25 anni si pongono, ovvero “nessun bambino varchi più la soglia di un carcere”

Il Commento del Garante Anastasìa: “La tragedia di Rebibbia femminile ha suscitato sgomento e stupore, per la fine ingiusta di quelle vite innocenti e per il solo fatto che quei bambini fossero lì, dietro quelle sbarre. È un quarto di secolo, ormai, che A Roma insieme si batte per le alternative possibili alla detenzione in carcere delle donne con figli piccoli e piccolissimi. Nonostante due successivi interventi legislativi, e l’apertura della Casa di Leda, la prima casa famiglia in Italia dedicata all’accoglienza di madri di bambini private della libertà, il giorno della tragedia nel nido di Rebibbia c’erano lo stesso numero di bambini di quanti erano venticinque anni fa, come se nulla – nel frattempo – fosse accaduto.

Si accertino, dunque, le responsabilità del caso concreto, se – oltre quelle della madre – ve ne sono altre (magari, però, evitando processi sommari e punizioni anticipate), ma si smuovano anche le responsabilità istituzionali, come chiede A Roma insieme, da quelle politiche, di chi -minacciando ogni giorno il carcere come rimedio per qualsiasi cosa – non può ipocritamente sorprendersi che le carceri siano piene e i nidi anche, a quelle della magistratura, che potrebbe avere più coraggio nel disporre alternative al carcere, sia in fase cautelare che in quella esecutiva.

Come testimonia la presenza odierna dei giudici della Corte costituzionale nel carcere romano di Rebibbia nuovo complesso, anche nell’esecuzione penale è la Costituzione che deve guidare le scelte del legislatore, le azioni dei pubblici poteri e le decisioni giurisdizionali. E la Costituzione vuole che le pene non consistano in trattamenti contrari al senso di umanità e tendano al reinserimento sociale dei condannati. E non parla mai di carcere. E figuriamoci dei bambini detenuti!”