I.P., detenuto di 38 anni nel carcere di Frosinone, in attesa di sentenza definitiva, soffre di problemi di salute che ne minano continuamente la serenità. I primi periodi di detenzione non sono dei migliori: vive un cattivo rapporto con gli altri detenuti, è afflitto dai sensi di colpa, ma anche da un dolore lancinante al ginocchio della gamba destra che ne limita la deambulazione e la partecipazione a qualsiasi attività in carcere.
A questo punto, vista la situazione preoccupante, non risultando sufficiente la visita fatta all’infermeria del carcere, sia la famiglia che lui stesso iniziano a chiedere di poter fare una visita specialistica presso un presidio sanitario specializzato esterno all’istituto penitenziario. Le prime richieste non hanno un seguito e il detenuto inizia lo sciopero della fame. Viene contattato il Garante e viene presa in carico la problematica. Con un confronto sia con la direzione del carcere stesso che con il dirigente medico, si riescono ad attivare le procedure per la prenotazione della visita specialistica esterna.
Malgrado la diffidenza iniziale del detenuto verso quanto comunicato dal carcere, grazie all’ intervento del Garante e le relative rassicurazioni sulla veridicità della comunicazione, il detenuto ha interrotto lo sciopero della fame.
Inoltre, ha avuto la possibilità di essere visitato da uno specialista presso una struttura esterna al carcere e quindi ha potuto poter risolvere questo suo problema di salute.
Ricordando i casi denunciati dal Garante nazionale dei due detenuti morti ad Augusta nell’ignoranza generale, la vicenda evidenzia la necessità di informare e coinvolgere i garanti nella gestione degli eventi critici, come lo stesso Garante delle persone detenute del Lazio, Stefano Anastasìa, e la Conferenza dei Garanti territoriali, di cui Anastasìa è il Portavoce, hanno chiesto più volte al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e alle direzioni degli istituti.