Un’altra estate se ne va, con i suoi dolori e i suoi problemi

di Stefano Anastasìa*

E un’altra estate se ne va, con i suoi dolori e i suoi problemi. Le persone detenute hanno superato la soglia delle 63mila unità, quante ce ne erano nel 2013, al tempo della condanna della Corte europea dei diritti umani per sovraffollamento (ma allora erano già in diminuzione, dopo il picco del 2010, mentre ora sono in aumento costante dagli anni del Covid). Circa sessanta persone si sono tolte la vita in carcere dall’inizio dell’anno, sette nel Lazio, quattro negli ultimi mesi, tra luglio e i primi di settembre. Nel Lazio il 31 agosto erano in carcere 6.827 persone per 5.284 posti regolamentari e solo 4.504 – al netto di quelli collocati nelle stanze o nelle sezioni inagibili o in ristrutturazione – effettivamente disponibili, per un sovraffollamento reale del 152% (ogni due posti ci sono tre persone), superiore a quello nazionale del 135%, con punte tra il 175% di Viterbo e Rieti e il 200% di Latina e Regina Coeli.

La carenza del personale (di polizia, sanitario, e di nuovo in alcune aree educative) fa il resto, trasformando la gran parte delle nostre carceri, nonostante l’impegno profuso da chi resta e resiste e dai volontari che gli danno una mano, in luoghi di inerzia e di abbrutimento. Un’altra estate se ne è andata, ma non possiamo continuare così, contando i morti e le visite mediche saltate per mancanza di scorta. In queste condizioni, le nostre carceri violano non solo l’impegno alla rieducazione dei condannati, ma anche il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità, che vale per tutti, colpevoli, innocenti e in attesa di giudizio.

Il Governo ha ancora una volta promesso interventi di là da venire. Non mi permetto neanche di criticarli, tanto sono di là da venire. Quel che manca è qualcosa da fare oggi, domani, anzi ieri, in attesa che nuovo personale sia assunto, nuove carceri costruite (se proprio se ne sente il bisogno), nuove strutture residenziali esterne individuate.

La via maestra resta quella di un provvedimento di clemenza generale, anche solo di un anno o poco più. Altrimenti un’abbondante liberazione anticipata speciale, senza preclusioni e con un condono dei provvedimenti disciplinari che ne limiterebbero l’efficacia. Speriamo, per restituire dignità e opportunità a chi ha ancora pene lunghe da fare.

*Intervento del Garante pubblicato su “Dietro il cancello”, periodico della Casa circondariale di Rebibbia, settembre 2025, con il titolo “Settembre 2025: le carceri del Lazio e il sovraffollamento record”.

Dietro il cancello di settembre 2025 è scaricabile da qui: Dietro il cancello settembre 2025