Ciambriello: “Si entra di più in carcere e si esce di meno”

Il Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali, Ciambriello: "Il carcere è diventato un luogo di contraddizioni irrisolte, poveri cristi, vittime di ingiustizie sistemiche”
Il portavoce della Conferenza dei Granti territoriali, Ciambriello.

Il Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti dei diritti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale, ha tenuto oggi una conferenza stampa nella quale ha esposto i dati nazionali sugli istituti penitenziari, adulti e minorili. “Ci sono nuovi reati, maggiori pene, nuove aggravanti, carceri senza aria, senza umanità, senza dettato Costituzionale, diritti negati e urgenze dimenticate. Si entra di più in carcere e si esce di meno. La politica ha aperto i battenti, visto che le carceri esplodono: ora si farà qualcosa?”, così ha esordito Ciambriello nella conferenza stampa.

Al 31 agosto, in Italia i detenuti sono 63.167, su una capienza di 46.706. Le donne detenute con figli a seguito sono 18 di cui 10 straniere con 23 figli piccoli, a Lauro c’è una donna di 27 anni incinta di cinque mesi. 21.000 sono detenuti stranieri, 18.000 sono tossicodipendenti, più di 4.000 sono malati di mente e 4.151 sono detenuti dai 18 ai 24 anni.
A seguito del Decreto Caivano, è aumentato notevolmente il numero di giovani adulti ristretti. Infatti, nelle carceri minorili in Italia ci sono 545 ragazzi, 1.137 nelle comunità private, 16.374 dall’inizio dell’anno sono i minori in carico agli uffici di servizio sociale per minorenni, di cui 3.255 messi alla prova.

“Pertanto -prosegue Ciambriello-, il carcere non rieduca più ed è diventato un contenitore di fragilità sociali, bisogna perciò educare i minori per renderli più responsabili. Piuttosto che custodire occorre prevenire questi minori in difficoltà, che passano dal disagio alla devianza e alla microcriminalità”.
In Italia ad oggi 61 persone si sono tolte la vita, 1.123 persone hanno provato a suicidarsi. 7486 sono gli atti di autolesionismo compiuti da inizio anno in Italia.

“Come si fa a non considerare che dietro a questi numeri ci sono persone? 50% delle persone che provano a suicidarsi sono in carcere da pochi giorni o pochi mesi. Un’altra metà prova a suicidarsi mentre sta per uscire dal carcere. Il carcere è diventato un luogo di contraddizioni irrisolte, poveri cristi, vittime di ingiustizie sistemiche. Immigrati, detenuti senza fissa dimora, tossicodipendenti, malati di mente. In Italia mancano 18.000 agenti di Polizia Penitenziaria. Il numero degli agenti viene calcolato in base ai posti disponibili in ogni istituto carcerario e non alla presenza reale dei detenuti. Occorrono più educatori, assistenti sociali, psicologi, psichiatri, mediatori culturali e linguistici. Occorre più lavoro in carcere.
Una misura deflattiva, che può essere l’amnistia, l’indulto o la liberazione anticipata. Facciamo qualcosa adesso. Serve il coraggio di cambiare il carcere. Perché non farlo nell’anno del giubileo della speranza?”.
Così conclude il portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, Samuele Ciambriello.