Lo spettacolo dal carcere conquista il pubblico delle persone libere

"Rebibbia, la città invisibile" va in scena al Teatro Olimpico. Le Donne del Muro Alto al Maxxi rileggono in chiave LGBTQIA+ la tragedia shakespeariana di Romeo e Gilulietta
La Garante nazionale Irma Conti sul palco del Teatro Olimpico con il produttore Fabio Cavalli, a sinistra nella foto, e il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Pino Cangemi.

“Un docufilm che riesce a stimolare una riflessione profonda sui temi della marginalità e della resilienza toccando il cuore di chi assiste. E questo è sicuramente un risultato vincente. Il mio impegno e la mia sensibilità verso il mondo carcerario sono noti, ed è per questo che sostengo e partecipo a iniziative che ne ricordano l’importanza. La proiezione, interpretata da detenuti ex detenuti e polizia penitenziaria, diventati attori e interpreti per l’occorrenza, ha saputo catturare l’essenza di storie spesso dimenticate, portando in scena la realtà di una comunità che vive ai margini e che cerca riscatto”. Così il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Giuseppe Emanuele Cangemi, a margine della prima dello spettacolo multimediale “Rebibbia: La Città Invisibile”, andato in scena mercoledì 22 ottobre al Teatro Olimpico di Roma.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma come evento inaugurale del Rebibbia Cinema Festival 2025, lo spettacolo verrà replicato il 10 marzo 2026 all’Auditorium Parco della Musica.

Il progetto, vincitore dell’avviso pubblico “Roma Creativa365. Cultura tutto l’anno” in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, è il frutto della collaborazione tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il ministero della Cultura – direzione generale Spettacolo dal vivo, la Regione Lazio e l’assessorato alla Cultura di Roma Capitale.

La rappresentazione nasce dai laboratori di teatro in carcere di Laura Andreini, Francesca Di Giuseppe (che di questo spettacolo sono le registe) e Fabio Cavalli che in 23 anni hanno ospitato circa 100mila esterni alle rappresentazioni teatrali del Teatro libero di Rebibbia.

Lo spettacolo, mescolando teatro e cinema di animazione, si ispira all’opera di Italo Calvino in occasione del 40°anniversario della scomparsa dello scrittore. Viene narrata la storia di un Ulisse contemporaneo che attraversa tanti approdi di città invisibili, prima di rientrare a Itaca. Le città invisibili di Calvino sono città immaginarie e misteriose, metafore dei vari passaggi della vita.

Sul palco si sono esibiti i veterani del Teatro libero di Rebibbia: detenuti, ex detenuti e agenti della Polizia Penitenziaria del reparto G8. Insieme a loro, attraverso proiezioni di immagini, anche coloro che stanno ancora scontando la propria pena hanno raccontato la città visibile di Rebibbia.

Numerose le personalità presenti. Oltre al vicepresidente del Consiglio regionale, Cangemi, tra gli altri hanno partecipato il presidente della VII Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, la Garante nazionale delle persone private della libertà, Irma Conti, la direttrice della Fondazione Cinema di Roma, Francesca Via, la presidente del tribunale di sorveglianza di Roma, Marina Finiti, la direttrice di Rebibbia Nuovo Complesso, Donata Iannantuono, la Garante delle persone detenute di Roma Capitale, Valentina Calderone, Gianfranco Corradino, in rappresentanza del Garante regionale del Lazio, Stefano Anastasìa, oltre alle numerose scolaresche di licei e istituti professionali romani.

Detenuti, ex detenuti e agenti di Polizia penitenziaria diventano attori sul palco del Teatro Olimpico, per lo spettacolo multimediale “Rebibbia, la città invisibile”.

Ramona & Giulietta – Voci LGBTQIA+ tra carcere, teatro e cinema

Lunedì 20 ottobre al MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo a Roma sono tornate in scena le Donne del Muro Alto con l’estratto da “Ramona e Giulietta”, spettacolo originale della compagnia di detenute ed ex detenute dirette dalla regista Francesca Tricarico, che rilegge in chiave queer e contemporanea la tragedia shakespeariana. Inserendosi nel solco del dialogo tra arte, diritti e inclusione sociale, la rappresentazione intreccia testimonianze e performance, esplorando le molteplici sfumature delle identità LGBTQIA+ dentro e fuori le mura del carcere.

Al centro dell’iniziativa – spiegano gli organizzatori – “una storia di relazioni non conformi che nasce dal confronto tra esperienze detentive e linguaggi artistici, un evento che vuole esplorare il teatro e il cinema come atti di resistenza e consapevolezza, un pomeriggio di dialogo e partecipazione, per dare voce a storie e identità spesso invisibilizzate, e per riflettere su come il linguaggio dell’arte possa diventare spazio di libertà, riconoscimento e trasformazione”.

Il pubblico del Teatro Olimpico, per “Rebibbia, la città invisibile”.