Antigone presenta il nuovo rapporto sulla giustizia minorile e propone un codice penale per i minori

Anastasìa: “È una sfida impegnativa che va colta, sancendo l’idea che il carcere dev’essere extrema ratio”

“Nel minorile la pandemia ha valorizzato una cultura di sistema che è nel senso della decarcerazione che invece tra gli adulti ancora non c’è”. Così il Garante dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, intervenuto oggi, in qualità di Portavoce dei Garanti territoriali, a conclusione dell’incontro di presentazione di “Keep it trill”, il nuovo rapporto dell’associazione Antigone sulla giustizia minorile in Italia. Nel corso dell’incontro, il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella, ha lanciato la proposta di un codice penale per i minori, perché, ha detto, “il sistema dei reati e delle pene per gli adulti, a maggior ragione vigente il codice Rocco, non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia del 1989, del superiore interesse del minore”. S’è detto d’accordo Anastasìa, secondo il quale “si tratta di una sfida impegnativa che va colta, soprattutto sul versante del pluralismo sanzionatorio, uscendo dall’idea che la pena dev’essere sempre e comunque misurata in tempo di carcere e solo dopo, eventualmente, convertita in altre misure sanzionatorie”.

I numeri della detenzione minorile

Questo anche a fronte del ruolo fortunatamente sempre più residuale che la detenzione dei ragazzi e dei giovani adulti ha all’interno del sistema penale minorile. Al 15 gennaio 2022 erano 316 (di cui 140 stranieri e otto ragazze) i minori e giovani adulti detenuti nelle carceri minorili italiane, a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico ai servizi della giustizia minorile. Il 52,5% di chi si trova in un Istituto penale per minorenni (Ipm) è senza una condanna definitiva. Tuttavia, questo dato non preoccupa come avviene nel mondo degli adulti. Infatti, proprio per la residualità della detenzione in carcere, l’Ipm è generalmente una tappa breve e, al momento della condanna definitiva, il percorso si svolge soprattutto altrove, nelle comunità e sul territorio. Per questo motivo, anche quando si finisce in Ipm, non è affatto detto che poi lì si sconti la pena o il resto della misura cautelare. Quando la condanna diventa definitiva, il sistema tende a trovare una diversa collocazione per il ragazzo, spiegando così l’alta incidenza percentuale delle custodie cautelari. Per quanto riguarda i reati, il rapporto di Antigone sottolinea come nel 54% dei casi i ragazzi sono entrati in Ipm per avere commesso delitti contro il patrimonio. Questa percentuale sale al 60% per gli stranieri e addirittura al 73% per le ragazze. I reati contro il patrimonio sono seguiti da quelli contro la persona, che sono in media all’origine del 20% degli ingressi, percentuale che in questo caso scende al 18% per gli stranieri e addirittura all’8% per le donne.

Proprio sui reati si registra un importante calo negli ultimi anni. Se si guarda al numero totale dei minorenni arrestati o fermati dalle forze di polizia, siamo passati dalle 34.366 segnalazioni del 2016 alle 26.271 del 2020, con un calo percentuale del 24%. Non tutto è esito della pandemia. Il calo, infatti, era già riscontrabile nel 2019 quando le segnalazioni erano state 29.544, con un calo rispetto al 2016 del 15%. Un ruolo importante, nel sistema della giustizia minorile, è quello rappresentato dalle comunità. Sono 637 in tutta Italia e nel 2021 hanno ospitato oltre 1.500 ragazzi, accompagnandoli nel percorso di reinserimento sociale.

Alla presentazione di “Keep it trill”, trasmessa sulla pagina Facebook e attraverso il canale Youtube di Antigone, insieme ai rappresentanti dell’associazione Patrizio Gonnella, Susanna Marietti e Alessio Scandurra sono intervenuti anche Cecilia Carrara, di Legance – Avvocati Associati (lo studio legale internazionale che ha ospitato l’evento), Gemma Tuccillo, Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, Giuseppe Cacciapuoti, direttore generale del personale dello stesso Dipartimento, e Mauro Palma, Garante nazionale delle persone private della libertà personale. Ha partecipato inoltre il rapper Francesco “Kento” Carlo, che da anni tiene laboratori rap negli Ipm e con il quale Antigone ha girato la serie video “Keep it trill. Storie di ragazzi nelle carceri per minori”, che è stata presentata nell’occasione: un viaggio nelle carceri minorili italiane, attraverso le storie dei ragazzi e delle ragazze che vi si incontrano, con il loro carico di esperienze alle spalle, con la ricerca del futuro, con le speranze e le disillusioni. È intervenuto anche Roman, uno degli allievi che ha partecipato ai corsi di Kento nell’Ipm Casal del Marmo, che ha recentemente firmato un contratto per un singolo con una casa discografica.

Come ha spiegato Susanna Marietti, il titolo del rapporto e della serie, “Keep it trill”, deriva dallo slang hip hop, che nell’unione delle parole true e real individua qualcosa di genuino e autentico. Nell’intenzione di Antigone, ciò indica il ruolo che la giustizia minorile dovrebbe sempre avere: quello di proteggere i sogni più autentici dei ragazzi senza mai cedere a percorsi stereotipati, promuovendo per loro ogni possibilità futura e mantenendo genuine le loro vite.