“Chiediamo un provvedimento deflattivo, come fece Berlusconi”

Da Trento a Palermo mobilitazione dei Garanti territoriali contro il sovraffollamento. Anastasìa, da Gjader: "Qui è l'esatto contrario: stanze vuote con aria condizionata"

Mercoledì 30 luglio si è svolta in tutta Italia la manifestazione di protesta contro le condizioni di sovraffollamento nelle carceri italiane, organizzata dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà.

La mobilitazione ha evidenziato le condizioni sempre più critiche delle strutture penitenziarie, con un tasso di affollamento medio che ha raggiunto il 134%, con punte che superano il 200 per cento dei posti effettivamente disponibili. In estate, questa situazione si aggrava ulteriormente a causa delle alte temperature, della diminuzione di volontari, personale e visite.

Il Garante Campano Ciambriello, al centro della foto, con il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, alla sua sinistra, e il consigliere regionale Pasquale Fenza.

Il Portavoce della Conferenza, il Garante campano Samuele Ciambriello ha lanciato il suo appello davanti al Palazzo di giustizia di Napoli: “Chiediamo al governo due cose: un provvedimento deflattivo, come ha già fatto Berlusconi nel 2003 e nel 2010, e una soluzione concreta, ovvero la liberazione anticipata speciale. Invece di concedere 45 giorni ogni sei mesi, bisogna portare questa cifra a 75 giorni. Questa misura l’abbiamo adottata durante il Covid e anche in passato, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ci ha sanzionati”. Il presidio è stato organizzato dal Garante regionale dei detenuti e da quello comunale, don Tonino Palmese, insieme alla Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli, alla Camera Penale di Napoli, al Movimento Forense e all’Ordine degli Avvocati di Napoli Nord. Tra i presenti anche padre Alex Zanotelli, il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero, il consigliere regionale Pasquale Di Fenza, associazioni, familiari dei detenuti.

Ciambriello ha sottolineato le gravi carenze nel sistema sanitario penitenziario: “A Poggioreale abbiamo incontrato una sola psichiatra. Mancano medici, pedagogisti, educatori. La situazione è allarmante: ci sono morti, sovraffollamento e, in questa fase, una totale mancanza di dignità per i detenuti”.

Secondo i dati forniti da Antigone nel rapporto di metà anno, ci sono oltre 62.000 detenuti rispetto ai poco più di 45.000 posti disponibili. A Potenza, la garante provinciale Carmen D’Anzi ha denunciato un sovraffollamento del 150% nell’istituto, mentre nel carcere minorile si registrano carenze di personale: su 32 agenti previsti, ne sono in servizio solo 25.

A Palermo, si sono riuniti i garanti di Messina e Siracusa, insieme a quello del capoluogo regionale. La garante messinese, Lucia Risicato, ha evidenziato le pessime condizioni della struttura di Brucoli, dove per cinque giorni si sono verificati problemi di mancanza di luce e acqua, definendo la situazione “drammatica”.

Le proteste e le visite di denuncia si sono estese anche a Benevento e Trento, dove Giovanni Pavarin ha denunciato che il 57% dei detenuti in più rispetto ai posti disponibili: “Se, oltre ad aumentare le pene, si incrementano i reati, non si creano valvole di sfogo, ma si preparano le condizioni perché ci siano più ingressi rispetto alle uscite. È un dato matematico: più posti in carcere ci sono, più il sovraffollamento aumenta”. Pavarin ha anche evidenziato le drammatiche condizioni all’interno del carcere, dove si sono verificati cinque tentativi di suicidio e dodici atti di autolesionismo.

Il Garante delle persone detenute della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e la Garante di Roma Capitale, Valentina Calderone, hanno aderito alla mobilitazione, mentre erano in visita al Cpr e alla sezione penitenziaria del centro italiano di trattenimento per migranti di Gjader, in Albania. E’ la prima volta che dei garanti delle persone detenute si sono recate in quel centro, da quando è entrato in funzione nella primavera scorsa.

“Nelle stanze di detenzione delle carceri del Lazio si muore di caldo e le persone detenute spesso tengono i rubinetti aperti tutto il giorno per fare scorrere l’acqua sulle bottiglie, affinché restino al fresco. Invece, nella sezione penitenziaria del centro di Gjader, abbiamo visto stanze detentive nuove, con aria condizionata e frigorifero, ma vuote. In tutto e per tutto, l’esatto contrario della situazione delle carceri italiane che invece sono estremamente sovraffollate e per le quali l’unica soluzione è senz’altro un immediato provvedimento di clemenza”. Così il Garante Anastasìa.

La Garante di Roma Capitale, Calderone, aggiunge: “È stato annunciato un nuovo decreto, ma si tratta di un provvedimento uguale a quello di un anno fa, che prevede nuovi posti, misure per i detenuti con dipendenze e un aumento delle chiamate telefoniche. Tuttavia, manca il personale necessario. Quello che serve è un provvedimento di clemenza”.

Nella giornata di martedì, alla vigilia di una mobilitazione, nel carcere di Parma un uomo di 53 anni si è tolto la vita impiccandosi con l’elastico delle mutande, mentre era in isolamento dal 2 maggio scorso. Secondo i dati di Antigone, si tratta del quarantaseiesimo suicidio dall’inizio del 2025.