“Non sapremo mai se si è trattato di un suicidio o di una morte accidentale, dovuta all’abuso dell’inalazione del gas, dunque se si è trattato di un suicidio volontario o di un suicidio involontario, ma sempre e comunque di un suicidio si è trattato, di un ragazzo poco più che ventenne, detenuto in attesa di giudizio, con problemi di salute mentale (nelle scorse settimane era stato ricoverato in ospedale per un trattamento sanitario obbligatorio). E nel frattempo tutto tace e quel poco che sentiamo non ci piace: nuovi reati, pene più alte, l’idea che la sofferenza e le proteste in carcere si affrontino con le maniere forti: ordine, disciplina e ulteriori punizioni”. Così in una nota il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, alla notizia che un giovane detenuto è morto ieri nel carcere di Frosinone, dopo aver inalato il gas della bomboletta da campeggio che aveva in cella.
“Da settimane – prosegue Anastasìa – il governo annuncia un decreto che non c’è e, se ci sarà, non cambierà le cose. È urgente, invece, un provvedimento deflattivo, che riduca la popolazione detenuta agli autori dei reati più gravi, nel numero adeguato non solo agli spazi detentivi (nelle ultime settimane abbiamo ricominciato a vedere i materassi per terra, di quelli che non riescono ad avere neanche una branda su cui metterlo), ma anche al personale in servizio che, se va bene, potrebbe gestire 40-45mila detenuti, non i 61mila che ce ne sono ora”.
“Tutti gli addetti ai lavori, dai magistrati di sorveglianza al personale penitenziario, anche di polizia, dai garanti agli avvocati, sanno che solo un provvedimento di amnistia e indulto, limitato ai reati puniti fino e ai residui pena inferiori ai due anni, potrebbe ristabilire in tempi rapidi condizioni di vita e di lavoro dignitose in carcere, ma il governo si sottrae anche alla minima proposta dell’on. Giachetti di aumentare i giorni di liberazione anticipata ai detenuti che sono stati disponibili alle offerte trattamentali dell’amministrazione penitenziaria. Se continuiamo così – conclude Anastasìa – sarà un’estate di lacrime e dolore. Mettetevi una mano sulla coscienza e fate la cosa giusta, prima che sia troppo tardi”.