I Garanti per la riforma: “Il carcere sia l’extrema ratio”

Inviato alla commissione ministeriale presieduta dal professor Ruotolo il “Contributo della Conferenza dei Garanti territoriali per la riforma e l'innovazione del sistema penitenziario e dell'esecuzione penale”
Un momento dell'assemblea dei Garanti territoriali che si è svolta il 5 novembre 2021 a Roma.

“Il sistema penitenziario del futuro non potrà tornare a essere quello del passato, come se la pandemia fosse una nuvola passeggera”, è quanto si legge nel “Contributo della Conferenza dei Garanti territoriali per la riforma e l’innovazione del sistema penitenziario e dell’esecuzione penale”, indirizzato al presidente della Commissione l’innovazione del sistema penitenziario, professor Marco Ruotolo, recentemente istituita con decreto della ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

Il documento è stato discusso e approvato dalla Conferenza rappresentativa dei Garanti delle persone private della libertà nominati dalle regioni, dalle province e dai comuni italiani, durante l’assemblea svoltasi a Roma venerdì scorso, nel corso della quale il Garante del Lazio, Stefano Anastasìa, è stato riconfermato Portavoce della Conferenza stessa.

I Garanti territoriali indicano, ancora una volta, il carcere come extrema ratio, con la valorizzazione di nuove forme di composizione dei conflitti tra autori e vittime di reato e attraverso nuove politiche di accoglienza delle persone detenute.  Per i Garanti territoriali deve essere superato definitivamente il meccanismo delle preclusioni assolute nell’accesso ai benefici penitenziari, così come indicato dalla Corte europea dei diritti umani e dalla Corte costituzionale anche per gli autori dei reati più gravi.

Inoltre, si legge nel documento, le videochiamate devono diventare strumento ordinario di comunicazione, accanto e non in sostituzione dei colloqui o delle telefonate, così come internet deve diventare accessibile sia per le attività didattiche, formative e lavorative che per l’accesso alla cultura e all’informazione. Per i Garanti, è necessario “dare efficace attuazione – si legge nel documento – sia agli investimenti per la individuazione di case famiglia, affinché nessun bambino sia più ospite dei penitenziari italiani, e per progetti di trattamento e reinserimento sociale di sex-offenders e maltrattanti”.

Tra gli altri temi affrontati: la corrispondenza in forma elettronica; le coperture di spese degli affidamenti al minimo ribasso del servizio del vitto, come recentemente rilevato dalla Corte dei conti per il Lazio; il potenziamento delle forme partecipative dei detenuti, nella programmazione delle attività, così come nella gestione delle biblioteche e nel controllo delle forniture per il vitto e delle graduatorie per il lavoro; il passaggio dalle parole ai fatti in tema di diritto all’affettività e alla sessualità in carcere; il potenziamento dei servizi di telemedicina e l’adozione di una cartella clinica elettronica per garantire un’adeguata continuità assistenziale alle persone detenute e il potenziamento dei servizi di salute mentale, con una propria presenza multidisciplinare in tutti gli istituti di pena.

Infine, i Garanti territoriali sostengono che nel piano dei ristori dovuti a seguito della pandemia, non possa mancare il risarcimento delle condizioni di detenzione particolarmente gravose subite durante l’emergenza, attraverso forme di liberazione anticipata speciale.

All_Contributo della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà ai lavori della Commissione ministeriale