Appello dei Garanti: “Sì alla liberazione anticipata”

Alla vigilia dell’esame degli emendamenti per la conversione in legge del decreto Ristori, i Garanti territoriali dei detenuti scrivono ai presidenti dei gruppi parlamentari al Senato

Il Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Stefano Anastasìa, ha inviato un appello ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato, dove è in procinto di iniziare l’esame degli emendamenti al decreto legge 137/2020, Ristori, affinché il parlamento adotti “tutte le misure opportune, per poter giungere ad una significativa riduzione del numero delle presenze dei detenuti negli istituti di pena, a partire da quelle già indicate dal Garante nazionale, applicando in modo estensivo e razionale le stesse previsioni previste dal decreto, senza sacrificio della sicurezza sociale, nell’auspicio che le stesse possano andare a beneficio anche dei soggetti più deboli (psichicamente fragili, tossicodipendenti, alcoldipendenti, senza fissa dimora)”.

“Si auspica – si legge ancora nell’appello – che la configurazione di queste misure sia tale da facilitare lo scrutinio da parte dei magistrati di sorveglianza, i cui uffici peraltro sono significativamente in sofferenza, e da parte delle procure. Riteniamo pienamente condivisibile e dunque auspichiamo che possa essere accolta anche la proposta di prevedere una liberazione anticipata speciale e la sospensione dell’emissione dell’ordine di esecuzione delle pene detentive fino al 31 dicembre 2021”.

“Il carcere – sostengono i Garanti delle persone private della libertà nominati dalle regioni, dalle province e dai comuni italiani – è una realtà in cui il rischio della diffusione del Covid-19 è molto alto: il fisiologico assembramento di un numero considerevole di persone in uno spazio angusto non permette, infatti, di rispettare le regole minime di distanziamento fisico e di igiene funzionali alla prevenzione del virus. La patologica situazione di sovraffollamento che caratterizza le nostre carceri contribuisce inoltre fatalmente ad accrescere il rischio di diffusione del contagio”.