Cresce il numero di persone sottoposte a misure alternative

Sono quasi 100.000 (7000 nel Lazio) le persone sottoposte a misure di esecuzione penale esterna o di comunità. Alla fine del 2019 erano 60.360

Secondo gli i dati più recenti (riferiti al 30 aprile di quest’anno) diffusi dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà (Gnpl), le persone complessivamente sottoposte a misure di esecuzione penale esterna o di comunità sono 99.501 mentre, poco meno di cinque anni fa, alla fine del 2019, erano 60.360.

In questo lustro si è quindi verificato un incremento del 65% del numero di persone che si trovano in condizione di limitazione della libertà al di fuori degli istituti penitenziari.

D’altro canto, come invece ci si dovrebbe attendere, a tale incremento non è corrisposto un andamento decrescente dei detenuti presenti che, attualmente, sono 62.445 a fronte dei 60.769 di fine 2019, con un incremento complessivo del 3,3%.

Considerando in maniera più attenta i dati relativi alle misure alternative alla detenzione e di comunità la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali, rappresentano il 50%, mentre le misure e sanzioni di comunità il 39%; il restante 11% è costituito, infine, da altre misure di sicurezza e sanzioni sostitutive.

Le percentuali e le proporzioni tra misure alternative alla detenzione e misure di comunità risultano sostanzialmente stabili nel tempo mentre è cresciuta l’incidenza delle sanzioni e pene sostitutive passate dallo 0,6% del 2019 al 6% di quest’anno.

E’ significativo sottolineare che il 68% delle pene o sanzioni alternative coinvolge persone provenienti dalla libertà o dagli arresti domiciliari. D’altro canto, coloro che vi accedono provenendo dagli istituti di pena sono il restante 32%. Tale proporzione risulta addirittura in diminuzione nel tempo perché alla data del 15 dicembre 2019 le persone in misura alternativa che provenivano dalla detenzione costituivano il 35%.

In particolare va segnalato che, nel periodo considerato, le persone in esecuzione penale esterna provenienti dalla liberà si sono incrementate di circa quindici mila unità: tre volte di più rispetto all’incremento di cinquemila unità circa di persone provenienti dalla detenzione.

Scarsi gli effetti sull’affollamento carcerario

Di fatto il circuito della detenzione in carcere e il sistema dell’esecuzione penale esterna si configurano come sistemi indipendenti l’uno dall’altro e, di fatto, riguardano tipologie e caratteristiche di persone diverse tra loro.

In sostanza, anche dall’andamento di questi primi mesi dell’anno, si conferma che il sistema di esecuzione penale esterna coinvolge prevalentemente un insieme di persone esterne al circuito carcerario e, che conseguentemente, incide solo marginalmente sulle condizioni di grave e continua crescita del sovraffollamento degli istituti penitenziari del Paese.

Questa impressione viene confermata con ulteriore evidenza anche dalla valutazione delle dinamiche relative al numero di detenuti in attesa di giudizio o con pene residue inferiori a tre anni che, in buona parte, potrebbero rientrare nel circuito dell’esecuzione penale esterna.

In particolare mentre le persone trattenute in carcere in attesa di giudizio sono ridotte, passando da quasi 19 mila del 2019 all’attuale 15.037, il numero di detenuti presenti con una pena residua inferiore a tre anni è, invece, cresciuto di oltre mille unità.

Tali fenomeni, infine, risultano addirittura accentuati nel Lazio dove a fronte di un incremento del 95,4% delle persone in esecuzione penale esterna corrispondono numeri in crescita sia dell’insieme dei detenuti (dell’11% rispetto al 2019) si di chi deve scontare pene residue inferiori a 3 anni (nell’ordine del 3%).

Misure alternative alle detenzione maggio 25

 

 


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