“Esimio ministro, professor Carlo Nordio, lei da sempre è un uomo di legge. Io, insieme ad altri, lo siamo diventati, grazie alla formazione data dall’Università di Roma Tor Vergata, con il traguardo anche di più lauree”. Così il dottor Fabio Falbo, il quale, grazie al progetto dell’ateneo romano “Università in carcere”, è riuscito a laurearsi in Giurisprudenza all’interno di Rebibbia, al termine della lectio magistralis che si è tenuta mercoledì 22 maggio nel teatro della Casa circondariale Rebibbia Nuovo complesso con relatori il ministro della Giustizia e la professoressa Marina Formica, ordinaria di Storia moderna, nonché delegata del Rettore per la formazione universitaria negli istituti penitenziari e responsabile del progetto.
Il ministro Nordio ha tenuto la sua lectio sulla Rivoluzione Francese, dando una rappresentazione del contesto storico in cui se è sviluppata e delle alterne vicende che la hanno contraddistinta nell’arco di un decennio, dalla presa della Bastiglia il 14 luglio 1789 al Regime del Terrore e alla morte di Robespierre. In conclusione, ha poi ringraziato per l’invito, con l’augurio che tale esperienza si ripeta in futuro.
Tra gli ospiti Renato Brunetta, presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), che, ricordando la sua esperienza di insegnamento presso Roma Tor Vergata, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa dell’Ateneo, che ha il fine di costruire “un ponte digitale” tra i detenuti e il mondo esterno. Reduce da un’iniziativa promossa recentemente dal Cnel, il convegno “Recidiva zero”, Brunetta ha rilanciato il ruolo del Cnel sotto la sua presidenza nel promuovere didattica a distanza, formazione e soprattutto lavoro, nei 190 istituti penitenziari italiani.
Nel suo intervento Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell’università di Roma Tor Vergata ha constatato come durante la pandemia si sia sviluppato l’uso di tecnologie di interazione a distanza e che questi strumenti sono sempre più efficaci in ambito di apprendimento e confronto culturale, soprattutto nei luoghi che non permettono la fruizione della didattica in presenza. La professoressa Formica, dal suo canto, ha messo in luce come l’università di Roma Tor Vergata, impegnata da 18 anni in questo progetto, grazie a un protocollo con il Garante regionale dei detenuti e il Provveditore dell’Amministrazione penitenziaria attivo sin dal 2005, è anche la prima realtà universitaria del Lazio ad aver creduto e credere tutt’ora fortemente in iniziative del genere.
L’iniziativa curata dalla dottoressa Serena Cataldo, assegnista di ricerca per “Università in carcere”, grazie al progetto “Rome Technopole”, si inserisce nel ciclo di eventi “Verso la transizione digitale: carcere e innovazione tecnologica, per dare valore alla formazione in carcere finalizzata ad azzerare il tasso di recidiva attraverso lo studio, il lavoro e la formazione professionalizzante.