Il Garante dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, è intervenuto nella sala stampa del Senato alla presentazione del disegno di legge in materia di regolamentazione del consumo, della produzione e del commercio della cannabis, d’iniziativa del senatore del Pd Gianni Pittella e altri (atto del senato 2529 del 15/2/2022).
Anastasìa ha parlato dell’impatto che ha sul nostro sistema di giustizia la questione della regolamentazione della diffusione delle sostanze stupefacenti, in questo caso della cannabis. Anastasìa ha esordito, ricordando che “nell’ultimo libro bianco sulla legge sulle droghe reso pubblico lo scorso anno – abbiamo rilevato come dentro il nostro sistema di giustizia ogni anno siano aperti più di 200 mila fascicoli per la materia legata alle sostanze stupefacenti, nella stragrande maggioranza per la detenzione e la cessione, e non per il traffico di sostanze stupefacenti”.
“Tutto questo – ha proseguito Anastasìa – si riflette sul nostro sistema penitenziario. Infatti, il 35 per cento delle persone che sono in carcere hanno una imputazione legata alla legge sulla droga. Si tratta di imputazioni in gran parte legate alla cessione e alla detenzione di piccoli quantitativi di sostanze stupefacenti e solo in minima parte sono legate all’attività delle organizzazioni criminali. Tutto questo si riflette infine nella presenza di circa un quarto delle persone detenute che hanno una condizione di dipendenza da sostanze stupefacenti. Questo significa che è necessario affrontare la questione della regolamentazione delle sostanze stupefacenti, a partire dalla cannabis che è la sostanza più diffusa e il cui consumo è reputato socialmente inoffensivo da milioni di persone nel nostro paese. Questo è un primo essenziale passo per qualsiasi politica di riforma del nostro sistema di giustizia penale, in modo particolare del sistema penitenziario. Sappiamo che è in atto uno sforzo molto rilevante da parte della ministra Marta Cartabia, che ha messo in opera una commissione ministeriale che ha prodotto dei risultati, ma deve essere chiaro a tutti che una riforma del carcere non si fa, se non si affronta la questione delle sostanze stupefacenti”.
Anastasìa individua tra le cause del sovraffollamento endemico delle carceri italiane “nella legge proibizionista sulla droga del 1990, che ha riempito le nostre carceri e che oggi ci consegna carceri ospitate in gran parte da persone che hanno bisogni sociali di assistenza e di sostegno. Se non si mette nel campo della riforma della giustizia e del sistema carcerario la questione delle droghe – ha concluso Anastasìa -, il rischio è che qualsiasi tentativo resti un tentativo vano”.