“Questa cosa è la fine della partecipazione della comunità esterna alle iniziative culturali e ricreative promosse (dalla comunità esterna) nelle carceri. Dalle celle chiuse alle carceri chiuse, è un attimo. Un balzo all’indietro di più di quarant’anni”. Così sul suo profilo Facebook il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, a proposito della circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del 21 ottobre che cambia le regole per l’organizzazione dall’esterno di un’attività in carcere.
Fino a prima della circolare, così come stabilisce l’art. 17 della legge 354/1975, la domanda per portare dall’esterno una attività in carcere andava presentata al direttore dell’istituto penitenziario in cui si sarebbe voluto operare il quale esprimeva parere sull’istanza e la trasmetteva al magistrato di sorveglianza per l’autorizzazione. Adesso non sarà più così, perché a decidere sarà il Dap a Roma.
Firmata da Ernesto Napolillo, a capo della direzione generale dei detenuti e del trattamento, la circolare va a modificare l’iter “delle richieste di provvedimenti autorizzativi degli eventi di carattere educativo, culturale e ricreativo che si intenda realizzare presso gli istituti penitenziari”, prevedendo che “per i soli istituti penitenziari con circuiti a gestione dipartimentale (Alta sicurezza, Collaboratori di giustizia, 41 bis) l’autorizzazione per gli eventi di carattere trattamentale, anche se previsti per i soli detenuti allocati nel medesimo istituto al circuito cd. Media sicurezza, dovrà sempre essere richiesta a questa direzione generale”. Inoltre, la richiesta dovrà pervenire “con congruo anticipo” e contenere necessariamente i seguenti dati: spazi utilizzati, durata dell’iniziativa, lista dei detenuti da coinvolgere, elenco dei nomi e dei titoli dei partecipanti della comunità esterna, parere della direzione. Per le attività rivolte a soli detenuti di Media sicurezza reclusi in carceri dove non ci sono altri circuiti le competenze “rimangono in capo ai provveditorati regionali”.
Ciambriello: “A rischio le iniziative di inclusione sociale”
Neppure si fa attendere la reazione del Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti delle persone private della libertà, il Garante campano Samuele Ciambriello, secondo il quale ”la circolare firmata dal dott. Napolillo rischia di mettere una pietra tombale sulle iniziative di inclusione sociale negli istituti, in particolare per il circuito di Alta Sicurezza”.
“Tale circolare – prosegue Ciambriello – dà anche una certezza di una scarsa contezza reale dei contesti carcerari, trasforma le autorizzazioni della magistratura di sorveglianza in orpelli, elementi ancillari. Ci sono iniziative trattamentali di cooperative, associazioni, enti locali e non si comprende la gestione diretta della Direzione generale degli istituti con i circuiti di Alta Sicurezza. Ma allora i direttori e i responsabili del Prap sono semplici amministratori di condominio?”.