Consiglio d’Europa: carceri a numero chiuso contro il sovraffollamento

Secondo il Comitato europeo contro la tortura, si devono garantire almeno quattro metri quadrati di superficie abitabile in celle condivise e sei metri quadrati in celle singole
Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione internazionale, fondata nel 1949, estranea all'Unione europea, il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali che conta oggi 46 Stati membri e la sua sede istituzionale è a Strasburgo, in Francia.

Nel suo rapporto generale sulle attività svolte nel 2021, il Comitato europeo contro la tortura, organo del Consiglio d’Europa, raccomanda agli stati membri con persistente sovraffollamento carcerario di affrontare il problema con determinazione, fissando un numero massimo di detenuti da accogliere in ogni istituto penitenziario, da rispettare scupolosamente.

A giudizio del Cpt, il sovraffollamento ostacola gli sforzi per rispettare pienamente la proibizione di tortura e di altri trattamenti o pene inumani o degradanti. Il rapporto chiede inoltre agli stati di promuovere un più diffuso utilizzo delle misure alternative, come le misure di comunità e i sistemi di monitoraggio elettronico. Il rapporto è stato presentato nel corso di uno scambio di vedute con i rappresentanti dei ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa.

Secondo il Cpt, il sovraffollamento ostacola gli sforzi per rispettare pienamente la proibizione di tortura e di altri trattamenti o pene inumani o degradanti. Pertanto, il rapporto chiede inoltre agli stati di promuovere un più diffuso utilizzo delle misure alternative, come le misure di comunità e i sistemi di monitoraggio elettronico. Sempre nella relazione annuale, il Cpt sottolinea che, sebbene nel corso degli anni alcuni paesi abbiano realizzato progressi tangibili nella lotta al sovraffollamento carcerario, questo problema persiste in molti sistemi penitenziari, specialmente nelle carceri che accolgono i detenuti in custodia cautelare. Inoltre, anche nei paesi in cui il sovraffollamento non costituisce un problema per l’intero sistema, è possibile che alcune carceri, parti di esse o celle siano sovraffollate.

Secondo il presidente del Cpt, Alan Mitchell, “il sovraffollamento carcerario mina ogni tentativo di dare un significato pratico al divieto della tortura e di altre forme di maltrattamento poiché può risultare in una violazione dei diritti umani. mette a rischio tutti i prigionieri, in particolare i più vulnerabili, e il personale carcerario, minando gli sforzi per reintegrare i detenuti nella società. I governi dovrebbero garantire che i detenuti abbiano spazio sufficiente per vivere dignitosamente in prigione e che le misure non detentive siano utilizzate in modo adeguato, assicurando nel contempo che il sistema di giustizia penale fornisca un’adeguata protezione alla società”.

Il rapporto ricorda che il sovraffollamento carcerario è principalmente il risultato di rigide politiche penali, spesso un uso più frequente e più lungo della custodia cautelare, pene detentive più lunghe e un uso ancora limitato di misure alternative alla detenzione. Le amministrazioni penitenziarie dovrebbero effettuare una revisione dettagliata della capacità di ciascuna cella, carcere e del sistema carcerario, applicando rigorosamente gli standard Cpt relativi allo spazio abitativo minimo offerto a ciascun detenuto: almeno quattro metri quadrati di superficie abitabile in celle condivise e sei metri quadrati in celle singole (esclusi gli annessi sanitari). Ci dovrebbe essere, sempre secondo il Cpt, un limite massimo assoluto per il numero di detenuti per ciascuna prigione. Esorta quindi i governi a collaborare con legislatori, giudici, pubblici ministeri e dirigenti carcerari per affrontare il sovraffollamento penitenziario con un’azione concertata.