Covid-19: raddoppiano i casi nelle carceri del Lazio

36 positivi, due ospedalizzati, cluster a Frosinone. L'appello del Garante: "Meno visite, meglio usare gli strumenti di videocomunicazione"

Il numero di detenuti positivi al Covid-19 è più che raddoppiato nel giro di circa dieci giorni: dai 16 casi rilevati il 4 novembre scorso si è passati ai 36 casi rilevati dal Garante delle persone private della libertà personale del Lazio, Stefano Anastasìa, lo scorso 13 novembre.

“Preoccupa sempre di più la situazione del sovraffollamento che è sempre quella – dice Anastasìa – In particolare, in alcune carceri della Regione dove ci sono gli ingressi in carcere, come Regina Coeli a Roma, ma anche piccoli istituti come Latina che sono al doppio delle presenze rispetto alla capienza. Su questa situazione impatta il problema del Covid che è molto grave. A oggi è di trentasei positivi. Significa che i casi sono più che raddoppiati in una settimana, con una situazione abbastanza complicata a Frosinone e da tenere sotto controllo a Rebibbia, nella casa circondariale femminile come nel nuovo complesso. C’è anche un caso di ospedalizzazione a Regina Coeli e uno nel nuovo complesso di Rebibbia. Il virus si sta diffondendo come non era avvenuto nella prima fase, quando ci sono stati alcuni casi singoli e raramente occasioni di cluster. Invece, adesso siamo in presenza di un vero e proprio cluster a Frosinone e la possibilità che il virus si manifesti sotto forma di cluster anche a Rebibbia femminile”.

“L’appello che voglio fare ai detenuti e ai familiari dei detenuti – prosegue Anastasìa – è di affrontare questo momento con il necessario spirito di sacrificio. So che questo sta pesando moltissimo su di loro, sulla possibilità di vedersi, di incontrarsi, ma forse in questi giorni è meglio utilizzare al massimo gli strumenti di videocomunicazione e limitare il più possibile l’ingresso negli istituti penitenziari. Accanto a questo serve anche un impegno deciso da parte della politica, del governo, del Parlamento, per misure di riduzione della popolazione detenuta significative. Questo è necessario per poter prestare la massima prevenzione e la massima assistenza in carcere a chi risulti positivo. E’ necessario non solo che non ci sia sovraffollamento – conclude Anastasìa- ma che ci siano anche gli spazi adeguati per l’isolamento e per l’assistenza delle persone che ne hanno bisogno”.