Il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Giovanni Russo, è intervenuto nel corso del convegno “Il sistema penitenziario: criticità e prospettive di riforma,” promosso dall’Associazione Forense Fondana Gaetano Padula-Ermete Sotis, in collaborazione con gli Ordini degli avvocati di Latina e Cassino, la Fondazione dell’Avvocatura Pontina “Michele Pierro”, che si è svolto venerdì 7 ottobre a Gaeta. Oggetto dell’incontro, nel corso del quale sul ruolo dei Garanti è intervenuto il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio e Portavoce della Conferenza dei garanti territoriali, Stefano Anastasìa: lo stato di salute del sistema carcerario in Italia tra le prescrizioni dettate dall’articolo 27 della Costituzione, le criticità dovute soprattutto all’annoso problema del sovraffollamento e le prospettive di riforma del sistema.
Nel corso del suo intervento, Giovanni Russo ha dato il quadro della situazione nei 190 penitenziari del Paese, illustrando le iniziative assunte dal Dap sotto la sua direzione, dall’accesso alla cultura con la futura dotazione di eBook reader al sostegno al diritto allo studio, ma soprattutto agli accordi con aziende, per la formazione e l’avviamento al lavoro delle persone detenute. Russo ha parlato delle carenze di personale nella Polizia penitenziaria e tra gli educatori, carenze che di fatto ostacolano l’effettiva attuazione del dettato costituzionale sulla rieducazione del condannato, e della collaborazione tra i vari ambiti dell’amministrazione penitenziaria e i Garanti delle persone detenute.
In merito alle possibili frizioni tra popolazione detenuta e agenti della polizia penitenziaria, il capo del Dap ha rivendicato la pubblicazione di un manuale di 160 schede in cui sono descritti gli eventi critici che si possono presentare negli istituti penitenziari e le modalità con cui gli operatori devono affrontarli. Russo ha poi ricordato che circa il 34 per cento della popolazione detenuta è in carcere per reati legati alla tossicodipendenza, e che la persona tossicodipendente non dovrebbe stare in carcere, per cui è allo studio del Dipartimento antidroga un progetto di alternative al carcere in comunità terapeutiche. In merito alle telefonate dal carcere, Russo ha ribadito l’orientamento ministeriale di passare da una telefonata alla settimana a sei al mese, cui aggiungere tutte quelle che saranno reputate necessarie nell’ambito dei programmi individualizzati di trattamento. Sul lavoro , Russo ha riferito dei contatti con aziende di rilievo nazionale disponibilità a offrire migliaia di posti di lavoro destinati alle persone detenute.
Nel corso dell’evento, iniziato con i saluti dell’Arcivescovo di Gaeta, Luigi Vari, sono intervenuti esperti nel campo del diritto penitenziario e dei problemi relativi alla condizione delle carceri nel nostro paese, a partire dalla relazione introduttiva della professoressa Antonella Massaro, docente di diritto penale presso l’Università degli Studi Roma Tre, sui tratti caratterizzanti della pena e sulla dialettica tra sicurezza e diritti fondamentali all’interno del carcere, Fabio Gianfilippi, magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Spoleto che ha sollevato una questione di legittimità costituzionale in materia di sessualità in carcere (sulla quale la Consulta si riunirà il prossimo 5 dicembre); il professor Marco Ruotolo, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi Roma Tre, già presidente della commissione per l’innovazione del sistema penitenziario voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia; il presidente dell’Associazione Antigone, Patrizio Gonnella, il quale ha ricordato il ruolo svolto da 25 anni nel monitoraggio delle carceri italiane dai volontari della sua associazione che è collegata anche a una rete europea.