Dentro l’impotenza

Fragilità e resistenza quotidiana senza libertà

di Ciprian P.S.

Dobbiamo rifiutare la “terapia della rassegnazione” e cercare di “urlare” la nostra personalità in ogni cosa che questo microcosmo mette davanti.
Potrei parlare di rispetto e codici di comportamento per definire i detenuti, ma oggi sarebbe falso, perché la prepotenza e i cliché della società di fuori hanno vinto anche qui. Sfoggiare le tute più costose, imitare la parodia del delinquente offerta dalle serie TV… la società dell’apparire è entrata anche qui, e i più giovani ci fanno i conti. Ma il carcere resta un percorso personale,
intimo e doloroso. Prima o poi, chiunque si troverà a fare i conti con la libertà che ha perso o sta perdendo… è impotente!

Come ci vedono da fuori? Ogni risposta sarebbe sbagliata, perché non siamo una categoria, ma individui differenti l’uno dall’altro. Dovrebbe essere spalancata la porta per chi ha questa curiosità. Da qualche parte, prima o poi, inventeranno un Grande Fratello mettendo una o due telecamere in una cella. Lì sarà tragicamente divertente scoprire che noi siamo esattamente come voi. Ma con una croce più pesante da portare: l’“impotenza”.

Oltre a essere una spiacevole malattia, è anche un sentimento. La si prova se si è persone sensibili: davanti alla guerra dei potenti, ai disastri naturali, alla morte di chi amiamo… C’è chi indossa maschere di cinismo e va avanti, pensando solo al proprio cortile. C’è chi accetta tutto come volontà divina. E poi c’è chi questa impotenza la soffre, e dentro si contorce e si logora.

Ecco, un carcerato si sveglia tutte le mattine facendo i conti con l’“impotenza”. La non possibilità di risolvere anche i più piccoli dispiaceri, o problemi della propria sorte, o il calcolo delle probabilità, o scegliere semplicemente di aggiustare ciò che è stato.

Come si vedono i detenuti, allora? A mio parere si può fare solo una distinzione tra loro, perché non siamo una categoria, né uomini e donne tutti uguali, come una certa propaganda idiota vorrebbe comunicare.

La distinzione è solo tra chi reagisce e chi no a questa impotenza, diventandone avvilito e schiavo.

Pubblicato sul giornale della Casa circondariale di Velletri, “Voci di Ballatoio”, numero 4 –agosto 2025, scaricabile da qui: Voci di ballatoio n.4

I numeri di “Voci di ballatoio” finora usciti si trovano nel sito dell’associazione La Farfalla.