“Lazio e Campania vogliono vaccinare i detenuti prima di anziani e persone disabili. Roba da matti”. Così il segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini, su Twitter, domenica 11 aprile, dopo aver appreso la partenza della vaccinazioni negli istituti di pena del lazio il 19 aprile. La risposta del Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa, è arrivata a stretto giro, sempre su Twitter: “A Salvini non far sapere che in Lombardia e Veneto le vaccinazioni in carcere sono iniziate a marzo”. “Matteo Salvini ha perso un’altra occasione per stare zitto – ha scritto Anastasìa su Facebook – Attacca Lazio e Campania per le vaccinazioni ai detenuti, ignorando che in Lombardia e Veneto sono iniziate a marzo e che in tutta Italia interesseranno non solo i detenuti, ma anche il personale, gli uni e gli altri parte di comunità a rischio. Lasciamolo perdere, e andiamo avanti. Bene hanno fatto le regioni che hanno avviato la campagna vaccinale in carcere. Bene fanno quelle che si apprestano a farlo”.
Dura la replica dell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato: “Che un ex ministro degli Interni definisca ‘roba da matti’ la vaccinazione degli agenti della penitenziaria e dei detenuti è un’azione da maramaldo. Il Lazio – ha proseguito D’Amato – è tra le prime regioni italiane per copertura vaccinale agli anziani e in generale per livello di somministrazioni. Su queste questioni serve serietà, in Lombardia e Veneto sono iniziate a marzo le vaccinazioni nelle carceri”. Delle 18.000 dosi di vaccino Johnson & Jonhson in arrivo nel Lazio, 10.000 verranno destinate ai reclusi”.
In una nota congiunta firmata dalla consigliera regionale Marta Bonafoni e dal consigliere Alessandro Capriccioli rispettivamente capigruppo della Lista Civica Zingaretti e di + Europa Radicali, si legge che “ancora una volta Salvini dimostra di disprezzare la dignità umana lamentandosi della volontà di alcune regioni, tra cui il Lazio, di vaccinare i detenuti. O forse non sa quello che sta dicendo dato che Lombardia e Veneto hanno già dal mese scorso cominciato a vaccinare i reclusi”. Bonafoni e Capriccioli spiegano che Salvini “evidentemente ignora che anche oggi le cronache ci riportano una situazione delle carceri italiane che ha superato la decenza: sono luoghi destinati a diventare focolai, dove è impossibile il distanziamento e dove rimane difficile l’accesso alle cure”. Poi, offrono l’esempio della casa circondariale di Rebibbia, dove “ad oggi si contano 70 detenuti con il Covid-19, a cui si aggiungono i numeri della polizia penitenziaria e dei lavoratori degli istituti. Sono parole irresponsabili, quelle di Salvini, che dimostra ancora una volta di considerare i detenuti scarti umani”.