Secondo i dati diffusi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) sulla composizione della popolazione detenuta negli istituti penitenziari nel Lazio e in Italia, le persone ultrasessantenni rappresentano il 10 per cento della popolazione detenuta. Tra questi nella nostra regione sono presenti 85 persone con più di 70 anni. In Italia sono complessivamente 933.
Negli ultimi dieci anni risulta evidente la tendenza al progressivo e costante invecchiamento della popolazione detenuta sia in Italia che nella nostra regione. Infatti l’età media delle persone ristrette è cresciuta di 3,2 anni mentre, nello stesso periodo, quella dell’intera popolazione italiana ha fatto registrare un incremento di 2,1 anni.
In particolare va sottolineato che l’incidenza dei detenuti ultrasessantenni è praticamente raddoppiata: nel 2012 era infatti del 5 per cento.
L’invecchiamento progressivo dei detenuti rappresenta un fenomeno piuttosto comune dei sistemi detentivi dei paesi occidentali – in particolare dell’area anglosassone – rappresentando una delle evidenze di come il carcere stia diventando sempre più la collocazione per una fascia di popolazione a rischio, che ha galleggiato all’interno della penalità alternativa per anni, senza trovare uno sbocco reintegrativo. Si tratta di uno degli indicatori della tendenziale cronicizzazione della carcerazione, connessa all’aumento della durata delle pene e all’estrema difficoltà di accedere a misure alternative da parte di chi si trova in condizione di detenzione.