Anastasìa e Manconi: “Indulto revocabile e amnistia condizionata”

Il Garante lancia la proposta a conclusione dell'incontro "Diritto e clemenza: che fare per il carcere?"
Anastasìa e Manconi, tra i pubblico durante la prima parte dell'incontro.

“Un provvedimento di clemenza – pur limitato a due anni di indulto e corredato da un’amnistia per reati che non siano punibili, nel massimo, a pene superiori a quelle che è già possibile scontare in alternativa al carcere – può non solo porre termine alla gravissima situazione di sovraffollamento esistente e alle intollerabili condizioni di vita e di lavoro in carcere, ma dare tempo alle misure programmate dal Governo (a prescindere dal fatto che le si condividano o meno) di potersi dispiegare e mettersi alla prova del criterio dell’efficacia”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, promotore – insieme all’onorevole Paolo Ciani e al professore Luigi Manconi – del convegno ‘Diritto e clemenza: che fare per il carcere?’ che si è svolto mercoledì 11 giugno nel chiostro di Santa Maria della Minerva, tra le sedi del Senato, a Roma.

“Per questo – ha aggiunto Anastasìa chiudendo il convegno -, lasciamo all’attenzione dei parlamentari un’ ipotesi di proposta che prevede la concessione di due anni di indulto, revocabile se chi ne ha usufruito commette, entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge, un delitto non colposo per il quale riporti una nuova condanna a pena detentiva non inferiore a due anni, e di un’amnistia condizionata (sottoposta cioè alla condizione che il condannato, nei cinque anni successivi alla data di entrata in vigore della legge, dia prove effettive e costanti di buona condotta) per i reati punibili nel massimo fino a quattro anni di reclusione. Tanto sarebbe necessario e sufficiente per porre fine a un sovraffollamento ormai fuori controllo”.

“Azzerato il sovraffollamento, maggioranza e opposizioni potranno tornare a dividersi sul futuro, ma almeno avranno guadagnato il tempo per realizzarlo, ponendo fine alla dissipazione di vite e diritti che si sta consumando nelle nostre carceri”, ha concluso Anastasìa.

Il cardinale Zuppi: “La clemenza non è una parolaccia, neppure buonismo”

Il cardinale Zuppi.

Al convegno dopo i saluti della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, sono intervenuti Donatella Di Cesare, Luciano Eusebi e Andrea Pugiotto, e il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, il quale si è pronunciato contro il sovraffollamento  e per l’aumento dei giorni di liberazione anticipata che “cambierebbe molto sulla presenza in carcere assolutamente inutile. L’obiettivo della proposta è quello di decongestionare le carceri affollate ed anche il presidente del Senato si è esposto perché si possa arrivare a fare 70-75 giorni di liberazione anticipata per un periodo di due anni retroattivo. Potrebbe essere una buona via percorribile anche per andare incontro alla richiesta di Papa Francesco”.

“La clemenza – ha spiegato Zuppi – non è una parolaccia, qualche volta viene identificata col buonismo, ma è un’altra cosa. La clemenza è il modo con cui si permette la sicurezza, è funzionale ad essa. Ma se io credo che la sicurezza sia il contrario di clemenza” con l’idea che sia “durezza, l’essere implacabili, è un concetto sbagliato e pericoloso”. La Chiesa, ha aggiunto, su questo “è chiarissima e voglio riproporre ciò che ha chiesto Papa Francesco per il Giubileo: ‘Propongo ai governi che nell’anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza, forme di amnistia, di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in se stesse e nella società, la clemenza. Percorsi di reinserimento nella comunità, a cui corrisponde un concreto impegno nell’osservanza delle leggi’. Il reinserimento nella comunità ci coinvolge tutti e richiede, oltre ai luoghi, investimenti e per quanto riguarda la Chiesa, facciamo ancora troppo poco. Nel carcere di Bologna un terzo dei detenuti potrebbe uscire il giorno stesso se avesse un domicilio”.

Da sinistra: Puggiotto, Di Cesare, Ciani, Zuppi, Eusebi.

L’intervento conclusivo del Garante Anastasìa.