L’organizzazione della sanità penitenziaria del Lazio in un documento ad hoc

Pubblicata sul BurL la deliberazione della Giunta sulla Rete dei servizi e delle strutture dell’area sanitaria penitenziaria per adulti della Regione Lazio
La sede della Regione Lazio a Roma

La Giunta regionale del Lazio ha approvato il documento “La Rete dei servizi e delle strutture dell’area sanitaria penitenziaria per adulti della Regione Lazio”. Scopo del documento, approvato su proposta dell’assessore alla Sanità con la deliberazione del 16 marzo 2021, n. 129 (pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio n. 29 del 23 marzo 2021), “è di esplicitare la conformità della rete regionale dei servizi di sanità penitenziaria del Lazio nell’ambito dell’assistenza territoriale, a quanto previsto nell’accordo sancito in Conferenza unificata n. 3 del 22 gennaio 2015 (recepita con Deliberazione della Giunta regionale del Lazio n. 375 del 28/07/2015) sul documento “Linee guida in materia di modalità di erogazione dell’assistenza sanitaria negli istituti penitenziari per adulti: implementazione delle reti sanitarie regionali e nazionali”.

Il documento, spiegano alla Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria- Area rete integrata del territorio, è una fotografia dell’esistente, da tempo richiesta a tutte le regioni dal ministero della Salute. A seguito della sopra ricordata Conferenza unificata del 2015, le Asl del Lazio si organizzarono con un apposito protocollo, ma era necessario un documento che fotografasse la rete regionale dell’area sanitaria penitenziaria. Di qui il documento approvato dalla Giunta la scorsa settimana, ampiamente condiviso, come si legge nelle premesse, da parte dei responsabili di medicina penitenziaria della Regione Lazio.

La Regione Lazio realizza tramite le strutture del livello centrale le necessarie attività di programmazione, monitoraggio e coordinamento complessivo delle attività della Rete, ai fini dell’assolvimento di tutte le funzioni sanitarie transitate dal ministero della Giustizia al servizio sanitario nazionale, e quindi alle regioni, secondo quanto stabilito con la finanziaria nazionale del 2008. Ciò si concretizza nella programmazione delle attività sanitarie negli istituti penitenziari a favore dei detenuti adulti e minori, in coordinamento con le direzioni delle aziende sanitarie locali o loro delegati (Responsabili di sanità penitenziaria aziendale), nella programmazione e nel monitoraggio delle risorse finanziarie per la sanità penitenziaria, e nell’attuazione della legge 9/2012 con riferimento alla conclusione del percorso di dimissione degli internati dagli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), con il passaggio alle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Ed è proprio delle Rems del Lazio che il documento restituisce un quadro aggiornato, prospettando quella che sarà la rete Rems definitiva, con sei residenze, per un totale di 111 posti letto.

La Regione partecipa a diversi organismi nazionali, interregionali sulla sanità penitenziaria e coordina le attività dell’Osservatorio regionale permanente sulla sanità penitenziaria per la tutela della salute in carcere, realizzando azioni di raccordo con il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria (Prap) e il Centro di giustizia minorile (Cgm) e garantendo i rapporti con il Garante regionale dei diritti dei detenuti.

L’area della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria con competenza per la sanità penitenziaria è l’articolazione dirigenziale regionale preposta alle attività in materia di sanità penitenziaria e Rems. Svolge l’azione amministrativa e di programmazione di competenza, in stretto raccordo con le altre articolazioni, centrali e periferiche, della Rete regionale di sanità penitenziaria, con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), con il Prap, con il Cgm, con il Garante regionale dei diritti dei detenuti e l’autorità giudiziaria di competenza Rems. Il funzionamento della Rete deve essere necessariamente garantito, dal punto di vista operativo, dalla figura di un medico in qualità di “Coordinatore della rete regionale”, individuato tra i referenti aziendali della sanità penitenziaria.

I progetti delle Asl e la telemedicina

Nel documento approvato la scorsa settimana sono riportati alcuni progetti avviati in questi anni da alcune Asl. Alla Asl Rm 4 sono ascrivibili lo sportello di counseling psicologico dedicato al personale di polizia penitenziaria, il progetto denominato Clessidra, per lo svolgimento di attività riabilitative per detenuti con disagio psichico, il progetto formativo per l’emergenza Covid-19 dedicato ai detenuti e al personale di polizia penitenziaria, denominato “Le buone prassi per potenziare le strategie interne ed esterne per prevenire l’infezione da Covid-19” e, con la Asl Rm 2, il corso per la prevenzione del rischio suicidario. La Asl di Frosinone ha svolto il corso di formazione per personale dell’amministrazione penitenziaria sulla “Gestione del detenuto con disturbo mentale e/o uso di sostanza” ed è stata capofila, in partenariato con il Garante dei detenuti, del progetto europeo “Conscious”, per la riduzione della recidiva di violenza di genere e domestica. E’ in fase di realizzazione il progetto della Asl Rm1 di “Integrazione delle attività cliniche della casa circondariale Regina Coeli con i servizi del presidio nuovo Regina Margherita” che prevede anche la telemedicina e la tele radiologia.

L’attivazione della telemedicina è una prestazione sanitaria che rappresenta una innovazione organizzativa nel processo assistenziale anche per coloro che sono ristretti ed è in fase di realizzazione anche in altri istituti del Lazio. La Asl Roma 4 ha stipulato una convenzione con l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, permettendo al personale medico e infermieristico in servizio presso i due istituti penitenziari di  Civitavecchia di accedere al teleconsulto cardiologico. Il progetto prevede anche, da parte della stessa azienda ospedaliera, la formazione del personale coinvolto nonché la possibilità di estensione ad altre branche specialistiche. Il documento si conclude con una parte dedicata alle azioni regionali intraprese negli istituti penitenziari per l’emergenza Covid-19.

La rete della sanità penitenziaria