Per la Consulta l’ergastolo ostativo è incompatibile con la Costituzione

Occorre un intervento legislativo. Anastasìa: "Come ha detto Papa Francesco, l'ergastolo non è la soluzione dei problemi ma un problema da risolvere"
Palazzo della Consulta in un'incisione d'epoca (di Bernardo Sgrilli): prospetto della facciata interna verso il palazzo del Quirinale.

“La Corte ha accertato il contrasto dell’ergastolo ostativo con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con la Convenzione europea dei diritti umani. Prudentemente, come nel caso Cappato, ha affidato al legislatore la responsabilità di risolvere il vulnus costituzionale, ma gli ha dato anche un termine: se così non sarà, la norma vigente, tra un anno, cadrà. Come ha detto Papa Francesco, l’ergastolo non è la soluzione dei problemi, ma un problema da risolvere”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, in merito a quanto stabilito oggi dalla Corte costituzionale. Riunita in camera di consiglio, la Consulta ha esaminato le questioni di legittimità sollevate dalla Corte di cassazione sul regime applicabile ai condannati alla pena dell’ergastolo per reati di mafia e di contesto mafioso che non abbiano collaborato con la giustizia e che chiedano l’accesso alla liberazione condizionale.
In attesa dell’ordinanza, la Corte ha anzitutto rilevato che la vigente disciplina del cosiddetto ergastolo ostativo preclude in modo assoluto, a chi non abbia utilmente collaborato con la giustizia, la possibilità di accedere al procedimento per chiedere la liberazione condizionale, anche quando il suo ravvedimento risulti sicuro.
Ha quindi osservato che tale disciplina ostativa, facendo della collaborazione l’unico modo per il condannato di recuperare la libertà, è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Tuttavia, l’accoglimento immediato delle questioni rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata.
La Corte ha perciò stabilito di rinviare la trattazione delle questioni a maggio 2022, per consentire al legislatore gli interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle
relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi.
L’ordinanza sarà depositata nelle prossime settimane.