Primi passi del progetto ACSE

Sono iniziati oggi i primi incontri di formazione per il personale penitenziario del Lazio e della Lombardia interessato dal progetto ACSE – Trattamento e profilo diagnostico degli autori di reati sessuali on line a danno di minori, per la prevenzione e il contrasto del fenomeno.Il progetto – grazie alla sua originalità, complessità e all’alto profilo istituzionale dei partners è stato finanziato lo scorso anno dall’Unione Europea.

All’iniziativa, coordinata dal Garante dei detenuti del Lazio, partecipano anche il Ministero della Giustizia (con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), il Ministero dell’Interno (Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia in Internet – Polizia Postale e delle Comunicazioni), il Centro italiano per la Promozione della Mediazione (CIPM), Save the Children e l’European Development Service (EDS).Fra gli obiettivi di ACSE, quelli di assicurare percorsi trattamentali più efficaci per i detenuti autori di abusi sessuali anche on line a danno di minori e di tracciare il profilo criminologico e comportamentale per garantire una più efficace attività di prevenzione del fenomeno. Il progetto, che ha preso ufficialmente il via il 7 gennaio 2014, durerà 22 mesi ed interesserà le carceri di Roma (Regina Coeli e Rebibbia) e Milano (San Vittore e Bollate) con l’i mplementazione di presidi territoriali nelle città, che offriranno garanzia di prevenzione esterna.Secondo i dati della Polizia Postale e delle Comunicazioni solo nel 2013 in Italia, nell’a mbito di indagini legate ad abusi sessuali on line a danno di minori, sono state effettuate 430 perquisizioni; 392 persone sono state denunciate e 55 arrestate. In mancanza di una prassi giudiziaria consolidata, in Italia i condannati per abuso sessuale su minori, anche online, oggi non sono indirizzati verso alcun trattamento di prevenzione della recidiva. Per prevenire quest’u ltima ed evitare un’escalation che può condurre fino all’adescamento e all’abuso sessuale è fondamentale considerare sia coloro che entrano nel circuito penale che quanti non transitano nelle carceri, «La complessità del fenomeno – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – merita un approfondimento volto a valutare i livelli di pericolosità dei soggetti interessati.

La mancanza di interventi psicologici o educativi mirati trasforma, infatti, gli autori di questi reati in una sorta di detenuti ibernati con un elevato rischio di recidiva. Il progetto ACSE, in carcere e sul territorio, può rappresentare uno strumento di contrasto preventivo nei confronti degli autori di un reato per i quali vi è una oggettiva difficoltà trattamentale sia in carcere sia nelle strutture esterne».Il progetto ACSE, prevede la realizzazione delle seguenti azioni sul territorio di Roma e di Milano:

  • Organizzazione di seminari formativi per magistrati, avvocati e per il personale carcerario delle carceri coinvolte (Rebibbia e Regina Coeli a Roma, Bollate e San Vittore a Milano); 
  • Consolidamento di servizi di trattamento intramurari nelle carceri di Roma e Milano e di presidi territoriali extramurari; 
  • Attivazione di un intervento di profiling per costruire un profilo esaustivo degli autori di questi reati, integrando le informazioni provenienti dalla fase investigativa e da quella trattamentale.

Le metodologie utilizzate sono frutto dell’esperienza maturata dai partners del progetto. In particolare, per quanto riguarda il trattamento, la metodologia del CIPM è stata elaborata dalla trentennale tradizione canadese e nord-americana e prevede interventi criminologici, psicologici e socio-educativi tesi a diminuire la probabilità di recidiva. Per quanto riguarda la formazione, il modello integra i moduli formativi del CIPM e quelli elaborati da Save the Children e Polizia di Stato in due progetti sul tema dell’abuso online. Riguardo, infine, la profilazione degli autori di reato, il progetto integra le metodologie adottate dalla Polizia e dal CIPM e mutua l’esperienza di ricerca maturata da Save the Children nell’ambito del progetto ROBERT, co-finanziato dall’UE.Oltre ad una più approfondita conoscenza del profilo degli autori di reati sessuali anche on line a danno di minori, il progetto intende suscitare una maggiore attenzione e sensibilità degli operatori penitenziari e della magistratura sull’opportunità di trattamento per gli autori di tali reati oltre a definire le procedure operative di comunicazione ed integrazione tra Amministrazione penitenziaria, Polizia Postale e le unità preposte al trattamento al fine di garantire l’inquadramento degli autori di reato e assicurare loro il percorso più idoneo.