Rapporto Cild: ‘Profitti multinazionali sulla pelle delle persone migranti’

La Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild) punta il dito sui criteri di aggiudicazione degli appalti per la gestione dei Cpr
Da sinistra: Arturo Salerni, presidente di Cild, Marika Ikonomu e Federica Borlizzi, due delle curatrici del rapporto sui Cpr presentato a Roma.

Sono 56 i milioni di euro previsti complessivamente, nel periodo 2021-2023, dagli appalti per affidare la gestione dei Centri di permanenza per il rimpatrio ai soggetti privati. Costi da cui sono esclusi quelli relativi alla manutenzione delle strutture e del personale di polizia.
Si tratta di cifre “che fanno della detenzione amministrativa una filiera molto remunerativa che, non a caso, ha attratto negli ultimi anni gli interessi economici di grandi multinazionali e cooperative. La privatizzazione della gestione è, infatti, uno degli aspetti più controversi di questa forma di detenzione senza reato e ne segna un ulteriore carattere di eccezionalità: il consentire che su quella privazione della libertà personale qualcuno possa trarne profitto”. E’ quanto afferma la Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild), nel rapporto “L’affare Cpr. Il profitto sulla pelle delle persone migranti”, presentato giovedì 8 giugno a Roma.
“La detenzione amministrativa dei migranti ai fini dell’espulsione – rileva il rapporto – sembra essere terreno in cui vige una pericolosissima extraterritorialità giuridica’, in cui non trovano applicazione neanche quei principi costituzionali che dovrebbero considerarsi inderogabili”.
Negli ultimi anni poi, il ministero dell’Interno ha “drasticamente ridotto tutti costi di gestione dei Cpr, tagliando i servizi alla persona erogati all’interno delle strutture”. Le singole Prefetture, inoltre, nelle gare per la gestione dei Centri aggiudicano gli appalti in base al criterio dell'”offerta economicamente più vantaggiosa” rispetto alla base d’asta. Dunque, maggiore è il ribasso offerto dai concorrenti, maggiori saranno le possibilità di vedersi aggiudicata la gara.
Cild focalizza l’attenzione sull’avvento negli ultimi anni di multinazionali in questo settore, che si aggiudicano le gare d’appalto “attraverso delle modalità aggressive, ossia proponendo importanti ribassi sui prezzi a base delle aste con il rischio di gravi violazioni dei diritti fondamentali delle persone trattenute”.

Il rapporto è reperibile nel sito di Cild con la rettifica del 13/6/2023 di un’informazione errata riportata nella versione precedente.


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