Mercoledì 23 novembre si è svolto a Roma, nella sala teatro dell’ospedale di Santo Spirito in Sassia, il convegno “Integrazione dei servizi per la salute mentale nella Città di Roma”, organizzato dal Centro di servizio per il volontariato (Cvs) del Lazio, il patrocinio di Roma Capitale, e il contributo di istituzioni ed enti del Terzo settore. Come ha spiegato Caterina Ciampa, Cvs Lazio, “l’obiettivo dichiarato è quello di avere una fotografia dei servizi periferia-centro, delle problematiche ma anche delle buone pratiche nel territorio della città di Roma e avviare un confronto volto a mettere in evidenza i bisogni e le esigenze degli utenti, nell’interesse della persona con disagio psichico, agendo sempre nell’ottica della sussidiarietà con nuove strategie di collaborazione e proposte”.
Per conseguire tale obiettivo è stata scelta la metodologia del “focus group”. Ne sono stati organizzati tre relativamente alle tematiche ritenute di particolare interesse rispetto alla situazione dei servizi dedicati alla salute mentale nella città di Roma: housing sociale, deistituzionalizzazione, integrazione nel tessuto urbano dei pazienti psichiatrici a Roma; riabilitazione e inserimento lavorativo per giovani-adulti con disagio mentale; gli emarginati degli emarginati: chi vive all’estremità sociali con il disagio mentale nella città di Roma (i senza fissa dimora, gli stranieri con disagio mentale, i pazienti con problemi giudiziari). Sono stati scelti referenti del no profit, delle istituzioni pubbliche e delle aziende private, per garantire che ogni gruppo fosse abbastanza eterogeneo e rappresentativo rispetto al settore della salute mentale e rispetto all’obiettivo principale stabilito. Nel pomeriggio sono stati presentati e discussi con i partecipanti i risultati dei tre focus group che si erano svolti nel corso della mattinata, e sono state ascoltate diverse testimonianze. A moderare i lavori la giornalista Paola Springhetti.
Ne è emerso il quadro di una città con 45 mila casi aperti nei Dipartimenti di salute mentale, in cui solo 113 utenti beneficiano dei progetti dell’amministrazione capitolina, per il supporto all’abitare, come è emerso nel corso della presentazione dei risultati del primo focus group, presentato da Marinella Cornacchia dell’Associazione regionale per la salute mentale (Aresam).
Le metodologie e le difficoltà per il reinserimento lavorativo delle persone con problemi di natura psichiatrica sono state oggetto della presentazione dei risultati del secondo focus group, a cura di Guido Alberto Valentini di Progetto Itaca Roma. Al centro della relazione la paura da parte di molte aziende di assumere persone con disagio mentale e la necessità di mettere in campo figure formate ad hoc negli enti del Terzo settore, per il Supported employment, come avviene in alcuni paesi europei.
Stranieri senza fissa dimora e Rems
Stranieri senza fissa dimora o sottoposti a misure restrittive nel centro di prima accoglienza, dei quali è difficile anche solo capire i sintomi di eventuali disturbi di natura psichiatrica, sono stati oggetto della presentazione dei risultati del terzo focus group, curata da Giancarlo Santone, direttore della Uosd Centro salute per migranti forzati (Samifo) della Asl Rm1. I senza dimora, spesso privi di alcun documento, hanno difficoltà di accesso ai servizi di salute mentale, mentre tra le principali criticità illustrate da Santone compaiono la carenza di strutture di accoglienza, la difficoltà di gestione di malattie croniche e lunghe liste d’attesa per i progetti riabilitativi alternativi e per l’accoglienza nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). E proprio sulle Rems, nate dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), ha centrato il proprio intervento il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, il quale ha sottolineato che “quello delle Rems non è un problema di capienza, già oggi nel Lazio di gran lunga superiore alla media nazionale, ma di cultura della giurisdizione e di carenza di servizi sul territorio, sia in fase di prevenzione che di reinserimento”. “Meglio investire sui servizi sul territorio, anziché su nuove Rems”, ha concluso Anastasìa.
In materia di servizi sul territorio è intervenuta Maria Rosaria Barbera, coordinatrice del percorso di assistenza domiciliare programmata (Adp) del Dipartimento di salute mentale della Asl Rm1, che ha illustrato l’attività di assistenza di 145 utenti che vivono in 90 case nei sei municipi del territorio della Asl Rm1. “Il supporting housing – ha spiegato Barbera – è stato ieri strumento di deistituzionalizzazione oggi rappresenta il contrasto a forme di neoistituzionalizzazione. Scopo principale dell’Adp è permettere agli utenti di rimanere in casa propria o tornarvi dopo un percorso terapeutico riabilitativo in strutture residenziali psichiatriche”. Il progetto ludico con l’Avo Roma è stato oggetto dell’intervento di Alessia Trasatti, della Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali. Cristiano Altieri ha illustrato il modello di riabilitazione Clubhouse International, metodo nato negli Stati uniti negli anni Cinquanta del secolo scorso, secondo il seguente principio del suo ideatore, l’assistente sociale Johm Berad: “Anche la persona con la più grave malattia mentale ha certamente almeno un mignolo che funziona benissimo: su questo bisogna lavorare”.
Disagio giovanile e presidi di prossimità
Di disagio giovanile ha parlato Mauro Raffaeli, psichiatra, il quale ha portato all’attenzione della platea un dato allarmante, frutto di un’ampia metanalisi appena pubblicata su Jama Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80 mila giovani, secondo il quale oggi un adolescente su quattro ha i sintomi clinici di depressione e uno su cinque segni di un disturbo d’ansia. “Nella fascia d’età tra i 13 e i 18 anni – ha riferito Raffaelli – negli ultimi due anni è raddoppiata l’incidenza di depressione e ansia: la pandemia ha impattato pesantemente sulla salute mentale degli adolescenti e questo diffuso disagio rischia di mettere una seria ipoteca sul benessere futuro dei ragazzi”.
Il direttore del Centro Samifo, Santone, ha poi ripreso la parola per presentare l’esperienza e i protagonisti di Binario 95, il presidio psicologico di prossimità svolto da un’equipe multidisciplinare a favore dei senza fissa dimora nella stazione di Roma Termini, finanziato da Roma Capitale in locali concessi in comodato d’uso gratuito da Ferrovie dello Stato Italiane alla cooperativa sociale Europe Consulting Onlus.
Sono stati coinvolti in questo lavoro di ricerca, i cui risultati saranno oggetto di una pubblicazione ad hoc: Asl Roma1, Maria Rosaria Barbera; Asl Roma 2, Teresa Morgillo; Asl Roma 3, Maria Teresa Napolitano; Comune di Roma Capitale, Stefano Piscini; Comunità di Sant’Egidio, Massimo Magnano; Solaris, Antonella Cammarota; Habita, Nadia Boccara; Il Parchetto Castel di Guido Alberto Barbattini; Il Grande Carro, Ilario Volpi; Abbecedario catering, Rosalba Epifani; Comunità De Santis ASL Roma 1, Giovanni De Vita; Assistente sociale Asl Roma 1, Valeria Gamberini; manager Manpower Pierluigi Paviglianiti; direttore Uosd Centro Samifo Asl Roma 1, Giancarlo Santone; Fondazione Di Liegro, Tiziana Ceccarelli; Binario 95, Alessia Capasso; Struttura di supporto al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Nicoletta Capelli; psichiatra Asl Roma 1, Alessandra Mancuso; Avo Roma Giuseppe Maria Bosco; Uosd Salute mentale – Dipendenze in ambito penale, Adele Di Stefano; Fondazione Di Liegro, Josè Mannu; funzionario assistente sociale di Roma Capitale Dipartimento Politiche sociali e Salute – Ufficio di Coordinamento interventi in favore di detenuti ed ex detenuti Emanuele Goddi.
Hanno promosso l’evento Avo Roma, Aresam, Salviamo La Mente, Castel di Guido con Progetto Itaca Roma, Agave, Cittadinanza Attiva, Oltre le Barriere, Scalea 93, Fondazione Di Liegro, Habita, Atelier del Possibile, Riconoscere, Si può fare di più, Spazio Disponibile, Insieme con Te, Solaris.