Un detenuto morto per un malore e un inizio di rivolta rientrato dopo l’intervento della polizia penitenziaria, “un’escalation di eventi che hanno messo a dura prova il personale presente in servizio e reso necessario l’intervento di una squadra di supporto”, come ha riferito all’agenzia Ansa il segretario regionale del sindacato di Polizia penitenziaria, Uspp Lazio, Daniele Nicastrini. I fatti sono avvenuti sabato 9 settembre. Il sindacalista spiega che “da quanto appreso informalmente, il detenuto è deceduto nella notte a causa di un malore imprevedibile, mentre in altra sezione, sembrerebbe che nell’ora di chiusura delle stanze detentive, verso le ore 19, alcuni detenuti abbiano messo in atto una rivolta minacciando il personale presente e autolesionandosi con taglierini rudimentali, rendendo necessario, per ripristinare l’ordine, l’intervento di personale richiamato urgentemente in sede”. In base a quanto riferisce Uspp sono state “necessarie ore per ripristinare l’ordine e la calma.”
“La casa circondariale di Viterbo soffre più di altre del sovraffollamento e della carenza di personale, della polizia, dell’area educativa e dell’area sanitaria. Se in Italia il sovraffollamento è al 123 per cento dei posti effettivamente disponibili, nel Lazio siamo al 133 per cento e a Viterbo al 154 per cento, che significa che ogni due posti ci sono tre detenuti”. Così il Garante delle persone detenute della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, il quale aggiunge: “È urgente un radicale ripensamento dell’intero sistema penitenziario regionale e della funzione, in esso, di ogni istituto e, in particolare, della casa circondariale di Viterbo, specializzandone le funzioni e adeguando il numero dei detenuti, non solo agli spazi, ma anche al personale disponibile”.