Una telefonata al giorno, Anastasìa: “Si può, si faccia”

Con un ordine di servizio, anche la direttrice dell’istituto penitenziario di Velletri proroga la disciplina emergenziale in materia di colloqui e telefonate
Il Garante Anastasìa in una foto di Bruno Ponzani.

Con l’ordine di servizio n. 12 del 26 aprile 2023, inviato per conoscenza al Prap, all’Ufficio di sorveglianza e al Garante regionale, la nuova direttrice della Casa circondariale di Velletri, Anna Rita Gentile, “preso atto che le maggiori telefonate durante la pandemia hanno rasserenato gli animi e più che mai le famiglie”, ha disposto che a far data dal 1 maggio “le persone ristrette potranno beneficiare, su loro richiesta, anche di una telefonata al giorno, previa verifica dell’utenza”. Tale disposizione corrisponde a quanto richiesto in queste settimane dalla Conferenza del volontariato della giustizia, affinché le direttrici e i direttori esercitino la discrezionalità che l’ordinamento penitenziario riconosce loro per garantire colloqui, telefonate e videochiamate oltre le ordinarie previsioni normative, prorogando così le regole introdotte con l’emergenza Covid-19.

“La disposizione della direttrice del carcere di Velletri – il commento del Garante regionale Anastasìa – dimostra che è possibile mantenere, sia normativamente che organizzativamente, la disciplina in deroga sperimentata durante l’emergenza pandemica. Si può, si faccia: questo il mio appello a tutte le direzioni degli istituti penitenziari del Lazio, in attesa che il Governo modifichi la vetusta previsione regolamentare che limita a dieci minuti alla settimana i colloqui telefonici con i familiari”.

“Ci sono direttori di carceri che hanno deciso di non interrompere quelle telefonate quotidiane, che stanno rinsaldando tanti legami famigliari”. Così la presidente della Conferenza nazionale volontariato Giustizia e direttrice di Ristretti Orizzonti, Ornella Favero, su Ristretti Orizzonti del primo maggio (“Quando le istituzioni sanno ascoltare”). “Succede per esempio alla Casa di reclusione di Padova – prosegue Favero-, dove le persone detenute possono di nuovo suddividere tra madri, mogli, figli, nipoti questa ‘ricchezza’ dei dieci minuti al giorno di telefonata, un autentico patrimonio la cui ‘rilevanza’ è costituita prima di tutto dal prezioso contributo a non sfasciare le famiglie, e a non lasciar sole le persone detenute. E a non metterle maggiormente a rischio suicidio. Ma succede anche a Firenze Sollicciano, succede a Trieste, succede in altre carceri”.

“Gentili direttori – conclude Favero – fatelo succedere in tutte le carceri del nostro Paese, fate ogni sforzo per permettere alle persone detenute di telefonare a casa ogni giorno e di continuare a fare almeno una volta a settimana la videochiamata. E ci sarà nelle carceri un po’ di serenità in più, un po’ di solitudine in meno, forse anche qualche suicidio in meno”.