Il Dap: la videochiamata diventa modalità ordinaria

“S’impone un intervento regolatore anche per la fruizione delle email”
Il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria uscente, Carlo Renoldi.

Indicazioni per stabilizzare e regolamentare l’uso di videochiamate da parte delle persone detenute sono contenute in una circolare trasmessa dal Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Carlo Renoldi, agli organi centrali e periferici dell’amministrazione stessa. Con la circolare n. 3696/6146, riguardante “Colloqui, videochiamate e telefonate”, si intende “favorire il ricorso alle videochiamate, particolarmente idonee ad agevolare il mantenimento delle relazioni familiari – si legge – e soddisfare le imprescindibili esigenze di sicurezza”. Questo strumento di comunicazione – introdotto in via sperimentale durante l’emergenza pandemica – diventa ora una modalità ordinaria, per assicurare il diritto costituzionale di ciascun individuo al mantenimento delle relazioni socio familiari. Viene esteso a tutti i circuiti penitenziari, ad eccezione del regime speciale previsto dall’art. 41bis.

Nella circolare, si individuano alcuni standard per impedire condotte inappropriate delle videochiamate e facilitare al contempo il lavoro del personale penitenziario. Il capo del Dap Renoldi sottolinea come colloqui e telefonate assumano una “funzione fondamentale sul piano trattamentale, quale modalità di conservazione delle relazioni sociali e affettive nel corso dell’esecuzione penale e quale strumento indispensabile – scrive nella circolare – per garantire il benessere psicologico delle persone detenute, al fine di attenuare quel senso di lontananza dal mondo delle relazioni affettive, che è alla base – aggiunge – delle manifestazioni più acute di disagio psichico, spesso difficilmente gestibili dal personale e che, non di rado, possono sfociare in eventi drammatici”.

Nella circolare viene anche ricordato che la legge penitenziaria e il relativo regolamento di esecuzione stabiliscono la possibilità di avere contatti con l’ambiente esterno secondo tre modalità fondamentali.

La prima è costituita dai colloqui visivi, che si svolgono con la presenza fisica degli interlocutori e che costituiscono, quando riguardano congiunti o conviventi, un vero e proprio diritto per la persona detenuta o internata. Quando, invece, si tratta di persone diverse dai congiunti o conviventi, i colloqui possono essere autorizzati dalla direzione dell’istituto (ovvero, prima della sentenza di primo grado, dall’Autorità giudiziaria che procede).

La seconda modalità con cui le persone detenute o internate possono tenere i contatti con l’esterno è rappresentata dalle conversazioni telefonico che possono essere autorizzate dall’autorità competente quando riguardino congiunti o conviventi ovvero, in caso di persone diverse, ove ricorrano “ragionevoli e verificati motivi”.

La terza modalità è costituita, infine, dalla corrispondenza epistolare, verso cui la legge penitenziaria manifesta un aperto favore, prevedendo, all’articolo 18, comma 4, che “l’amministrazione penitenziaria pone a disposizione dei detenuti e degli internati, che ne sono sprovvisti, gli oggetti di cancelleria necessari per la corrispondenza”.

“Una comunicazione, questa, – si legge nella circolare – che nel contesto penitenziario si svolge essenzialmente in forma cartacea, benché il progresso tecnologico abbia, da tempo, reso di uso comune, all’esterno del carcere, il ricorso allo strumento delle e-mail, oggi fruibile dalle persone detenute unicamente attraverso il servizio prestato, dietro corrispettivo, da cooperative ed enti di patronato. Ciò che, nel prossimo futuro, imporrà un intervento regolatore da parte di questo Dipartimento volto a consentire la fruizione di tale strumento, ormai diffusissimo, in un contesto organizzativo al passo con i tempi, in grado di sfruttare, anche in quest’ambito, le opportunità nella moderna società tecnologica, ovviamente in condizioni di piena sicurezza rispetto al rischio di un sempre possibile utilizzo illecito del mezzo”.

La situazione nel Lazio

Come rilevato dalla Struttura di supporto al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, nella maggior parte dei 14 istituti penitenziari della regione le videochiamate introdotte a causa dell’emergenza pandemica continuano a essere consentite. Le persone detenute possono effettuare videochiamate in sostituzione dei colloqui in presenza a Latina, Paliano, Frosinone, Paliano, Viterbo, Rieti, Civitavecchia (sia nella Casa di reclusione che nella Casa circondariale), Velletri (per appuntamento), Rebibbia femminile, Casa di reclusione di Rebibbia e Rebibbia Terza casa. A Regina Coeli e nella Casa circondariale di Rebibbia le videochiamate sono consentite in aggiunta ai colloqui in presenza.