Il Garante al giornale ‘Dietro il cancello’: “La privazione della libertà è un problema assai più che una soluzione”

“La privazione della libertà è un problema, assai più che una soluzione”. Lo afferma il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia, in un intervento pubblicato sul quinto numero di quest’anno di ‘Dietro il cancello’, il giornale curato dai detenuti di Rebibbia e che raccoglie contributi anche di persone ristrette in altri istituti penitenziari della regione. “Intanto perché – spiega Anastasia – la libertà non è un accessorio, qualcosa cui si può rinunciare senza perdere una parte di se stessi. In carcere si dipende quasi per ogni cosa dall’amministrazione penitenziaria, dalla capacità e dalla solerzia, dalla disponibilità e dalla adeguatezza dei suoi operatori. Ma la privazione della libertà – aggiunge – è un problema anche per quella che dovrebbe essere la finalità costituzionale della pena. La pena dovrebbe tendere alla rieducazione del condannato, ma in carcere è difficile offrire quelle opportunità che dovrebbero essere essenziali alla possibilità di ricostruirsi una vita fuori”.

Nel suo intervento il Garante sottolinea inoltre come la questione della privazione della libertà e dell’esecuzione della pena interessi tutte le amministrazioni pubbliche e in particolare quelle che hanno competenze specifiche nell’assistenza sanitaria, nel sostegno sociale, nella formazione e nell’avviamento al lavoro. “Da qui nasce l’idea di autorità regionali di garanzia dei diritti e delle opportunità delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative delle libertà, e così io intendo il mio incarico. Molto c’è da fare e molto si sta facendo: le condizioni ideali per cimentarsi in un impegno necessario e difficile come quello di Garante delle persone private della libertà”.

 

L’intervento integrale del Garante nel numero 5/anno 2017 di ‘Dietro il cancello’